
I CPR – come già i CIE e i CPT – imprigionano le persone per il solo
fatto di non possedere un permesso di soggiorno. Chi viene rinchiuso in un CPR si trova in uno stato di detenzione, privata/o della libertà personale e sottoposta/o a un regime di coercizione e subisce giornalmente vari tipi di soprusi da parte dei dipendenti delle
cooperative e delle imprese che gestiscono e speculano sui CPR. La finalità della reclusione nei CPR è formalmente il rimpatrio, opzione inaccettabile per chi si è trovata/o costretta/o a giocarsi la vita per attraversare frontiere; più in generale, la finalità dei CPR è
rafforzare il mantenimento di tutta la comunità di non cittadine/i in
una condizione di inferiorità legale, terrore, ricattabilità e
sfruttabilità: a questo si aggiunge la volontà dello Stato di
legittimarsi come “protettore” dei cittadini italiani dalla “minaccia
della criminalità straniera”.DIBATTITO – ORGANIZZAZIONE DI MOBILITAZIONI REGIONALI CONTRO L’APERTURA DI UN CPR.
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