DIBATTITO – ORGANIZZAZIONE DI MOBILITAZIONI REGIONALI CONTRO L’APERTURA DI UN CPR


I CPR – come già i CIE e i CPT – imprigionano le persone per il solo
fatto di non possedere un permesso di soggiorno. Chi viene rinchiuso in un CPR si trova in uno stato di detenzione, privata/o della libertà personale e sottoposta/o a un regime di coercizione e subisce giornalmente vari tipi di soprusi da parte dei dipendenti delle
cooperative e delle imprese che gestiscono e speculano sui CPR. La finalità della reclusione nei CPR è formalmente il rimpatrio, opzione inaccettabile per chi si è trovata/o costretta/o a giocarsi la vita per attraversare frontiere; più in generale, la finalità dei CPR è
rafforzare il mantenimento di tutta la comunità di non cittadine/i in
una condizione di inferiorità legale, terrore, ricattabilità e
sfruttabilità: a questo si aggiunge la volontà dello Stato di
legittimarsi come “protettore” dei cittadini italiani dalla “minaccia
della criminalità straniera”.DIBATTITO – ORGANIZZAZIONE DI MOBILITAZIONI REGIONALI CONTRO L’APERTURA DI UN CPR.

Nell’ultima settimana, sono iniziati trasferimenti di persone dal CARA (centro di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati) di Gradisca di Isonzo, ex-CIE chiuso nel 2013 grazie alle rivolte dei migranti rinchiusi al suo interno. L’obiettivo è quello di iniziare entro fine agosto i lavori di trasformazione della struttura in CPR,
perfezionando i dispositivi di controllo e segregazione, per aprire un
CPR a Gradisca a inizio 2019. Il cantiere sarà direttamente assegnato al Genio militare, saltando così i tempi delle gare d’appalto a imprese private ed enfatizzando la retorica emergenziale e la pratica di guerra al migrante che sta scandendo la continua campagna elettorale di chi è al potere (vedi qui: https://bit.ly/2LJJkgX). Come discusso nel precedente incontro in-formativo, in FVG il presidente Fedriga ha dato la disponibilità all’apertura di più di un CPR, accogliendo il sostegno dei sindaci di Trieste, Udine e Gorizia (qui: https://bit.ly/2KhwBN7). Le attuali direttive statali sono di aprire un CPR per regione (decreto Minniti-Orlando del 2017), però tra le proposte del ministro Salvini per il Decreto sicurezza che sarà discusso a settembre c’è quella di aumentarne la capienza e il numero.

Ci opponiamo totalmente all’apertura di un CPR in regione e sappiamo che unendoci, organizzandoci e coordinandoci tra tutte/i le antirazziste/i e le/i solidali della regione possiamo impedirne
l’apertura. Per questo lanciamo un secondo incontro in-formativo e
organizzativo e invitiamo a una partecipazione massiccia.

Proponiamo la lettura collettiva di alcuni passi di “CIE e complicità
delle organizzazioni umanitarie” di Davide Cadeddu (Sensibili alle
foglie 2013) e a seguire dibattito-organizzazione di una prima
mobilitazione regionale contro l’apertura del CPR.

Collettivo TILT-resistenze autonome e precarie

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