VERSO IL PRIDE – assemblea pubblica

Vi aspettiamo martedì 17 maggio, a partire dalle 19.30 a San Giusto!
La scorsa estate sono nate le Falische Frociə, con il pretesto di portare una voce di lotta alternativa e transfemminista al Pride di Gorizia e Nova Gorica.
Ad un anno dall’inizio del nostro percorso, vogliamo organizzare assieme, in un’assemblea partecipata, orizzontale e intersezionale, il pride di
quest’anno.

Solo dall’inizio del 2022, i casi di femminicidi, lesbicidi e transicidi sono 35.
Le nostre vite di donne, frocie, lesbiche, bisessuali, queer, trans, non binarie e di soggettività non conformi alla società ciseteropatriarcale, che ogni giorno attraversano spazi pubblici e relazionali, sono imbevuti della tossicità del pensiero eteropatriarcale.
Crediamo che solo l’autocura, l’autodifesa orizzontale e l’aiuto mutualistico intersezionale possano veramente proteggerci dalla violenza sistemica patriarcale. Crediamo poco in leggi punitive che ci dipingono come vittime e che individuano nell’istituzione totale del carcere la soluzione.
Vogliamo riprenderci lo spazio pubblico che ci è stato sottratto, pezzo dopo pezzo: dalla gentrificazione alla turistificazione, fino all’interdizione totale del centro storico alle manifestazioni. Mentre chi governa la città di Trieste pensa soltanto a non disturbare i turisti e a non “rovinare” il centro-vetrina, noi vogliamo essere rumorosə e indecorosə, vogliamo scandalizzare, portando la voce dellə sfruttatə, dellə precariə, di chi la città la vive quotidianamente e non ha voglia e disponibilità di consumare e basta, mentre il mondo gli crolla addosso.
Noi non siamo parte dell’accettabile immaginario rainbow proposto dai media main stream: siamo soprattutto precariə, quellə rimastə senza reddito durante la pandemia, che soffrono l’aumento degli affitti e la ricattabilità; siamo di tutti i colori, di tutte le forme, di ogni provenienza.
Nella costruzione eteropatriarcale, se non sei conforme alla norma, sei più aggredibile degli altri e più fragile dal punto di vista del reddito, della casa, dei servizi.
Ne è stata prova la sindemia, la sua gestione e i suoi effetti: le donne che hanno perso il lavoro nel 2020 sono state il doppio rispetto ai colleghi uomini.
Mentre lo Stato metteva al primo posto la produttività economica e i profitti dei privati, non c’è stato alcun investimento reale utile a porre in sicurezza i posti di lavoro o a potenziare sanità, scuole e servizi. A testimonianza del disinteresse istituzionale per la nostra salute, abbiamo assistito al totale abbandono delle persone affette da patologie croniche, nel corso della pandemia, come le soggettività hiv+, e assistiamo oggi – nella nostra piccola città – al dimezzamento di csm e distretti sanitari.
Che il nostro benessere non costituisca priorità per i governi nazionali e locali, lo vediamo anche dalla totale assenza di una riflessione sana sul tema dell’affettività.
A scuola, durante le pochissime ore di educazione sessuale (per lə fortunatə che ne hanno “goduto”), il sesso è raccontato soltanto come vettore di malattie, causa di gravidanze indesiderate, è eterosessuale ed esclusivamente penetrativo.
La nostra sessualità, invece, è molto più varia: possiamo riconoscerci in generi diversi, il nostro orientamento sessuale e romantico può essere fluido e cambiare nel tempo; possiamo desiderare o rifiutare relazioni monogame, oppure il sesso può non interessarci affatto.
Nella drammatica attualità attorno a noi, i media main stream paiono ora essersi resi conto dell’esistenza dei conflitti globali.
Noi rifiutiamo tutte le guerre e i confini, manifestazioni evidenti del mondo patriarcale e razzista in cui abitiamo. Mentre l’Occidente si erge a baluardo dei diritti civili e della tolleranza, nessuno denuncia le difficoltà e le violenze che incontrano donne, soggettività trans e, in generale, persone non comunitarie, attraversando i confini, uscendo oggi dall’Ucraina o tentando, da molti dove, di entrare nella fortezza Europa.
La guerra, la pandemia e la crisi climatica sono fortemente legate dall’illusione di una crescita economica infinita, a partire da risorse limitate e non riproducibili.
La tanto chiacchierata transizione ecologica lascia inalterato il sistema di sfruttamento della natura che permette ad una piccola minoranza di mantenere i propri privilegi, costruiti sullo sfruttamento della mano d’opera e delle risorse, che difende i valori eteropatriacali, colonialisti e razzisti, condannando periferie, territori rurali, corpi e culture non confermi alla miseria.
A partire da queste righe e da tutti gli spunti che vorrete condividere con noi, vogliamo incontrarci per discutere e ragionare collettivamente, per riappropriarci degli spazi di lotta e di socialità che ci sono stati sottratti in questi mesi.
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