A CENTO PASSI… DALLE ISTITUZIONI!

Venerdì scorso abbiamo distribuito questo volantino in p.unità ad un’iniziativa in ricordo di Peppino Impastato.

25 Giugno 2021

In una piazza che applaude la figura di Peppino Impastato, è importante ricordarci, che il militante rivoluzionario di Cinisi niente aveva da spartire con la retorica giustizialista e legalitaria che arriva dalle istituzioni, ma che anzi le aspre critiche e le battaglie svolte durante la sua attività politica si rivolgevano proprio contro soggetti delle pubbliche amministrazioni, intrise pienamente del fenomeno mafioso. È bene che a quegli stessi politicanti che stipulano patti coi padroni e che sono alla ricerca di quattro voti sul nome di Peppino Impastato vengano ricordati i veri moventi della sua attività, certamente molto distante da quell’antimafia statalista portata avanti dalle istituzioni nelle occasioni di ricorrenza e ricordo.

Riteniamo, quindi, necessario riportare tramite una testimonianza diretta tratta dai suoi appunti autobiografici, una figura non edulcorata o politicamente attenuata di Peppino Impastato: quella di un militante dell’estrema sinistra, coinvolto nelle lotte studentesche e nel contrasto alle dinamiche mafiose e padronali.

«Arrivai alla politica nel lontano novembre del ‘65, su basi puramente emozionali: a partire cioè da una mia esigenza di reagire ad una condizione familiare ormai divenuta insostenibile. Mio padre, capo del piccolo clan e membro di un clan più vasto, con connotati ideologici tipici di una civiltà tardo-contadina e preindustriale, aveva concentrato tutti i suoi sforzi, sin dalla mia nascita, nel tentativo di impormi le sue scelte e il suo codice comportamentale. […] Approdai al PSIUP con la rabbia e la disperazione di chi, al tempo stesso, vuole rompere tutto e cerca protezione. Creammo un forte nucleo giovanile, fondammo un giornale e un movimento d’opinione, finimmo in tribunale e su tutti i giornali. Lasciai il PSIUP due anni dopo, quando d’autorità fu sciolta la Federazione Giovanile. Erano i tempi della rivoluzione culturale e del “Che”. Il ‘68 mi prese quasi alla sprovvista. Partecipai disordinatamente alle lotte studentesche e alle prime occupazioni. Poi l’adesione, ancora una volta su un piano più emozionale che politico, alle tesi di uno dei tanti gruppi marxisti-leninisti, la Lega. Le lotte di Punta Raisi e lo straordinario movimento di massa che si è riusciti a costruirvi attorno. E’ stato anche un periodo, delle dispute sul partito e sullaconcezione e costruzione del partito: un momento di straordinario e affascinante processo di approfondimento teorico. Alla fine di quell’anno l’adesione ad uno dei due tronconi, quello maggioritario, del PCD’I ml.- il bisogno di un minimo di struttura organizzativa alle spalle (bisogno di protezione), è stato molto forte. Passavo, con continuità ininterrotta da fasi di cupa disperazione a momenti di autentica esaltazione e capacità creativa: la costruzione di un vastissimo movimento d’opinione a livello giovanile, il proliferare delle sedi di partito nella zona, le prime esperienze di lotta di quartiere, stavano lì a dimostrarlo. Ma io mi allontanavo sempre più dalla realtà, diventava sempre più difficile stabilire un rapporto lineare col mondo esterno, mi racchiudevo sempre più in me stesso.[…] Vivevo in uno stato di incontrollabile schizofrenia. E mi beccai i primi ammonimenti e la prima sospensione dal partito. Fui anche trasferito in un altro posto a svolgere attività, ma non riuscii a resistere per più di una settimana: mi fu anche proposto di trasferirmi a Palermo, al Cantiere Navale: un po’ di vicinanza con la Classe mi avrebbe giovato. Avevano ragione, ma rifiutai.

[…] Autunno ‘72. Inizia la sua attività il Circolo Ottobre a Palermo, vi aderisco e do il mio contributo.

[…] Aderisco a “Lotta Continua” nell’estate del ‘73, partecipo a quasi tutte le riunioni di scuola-quadri dell’organizzazione, stringo sempre più i rapporti con Rostagno: rappresenta per me un compagno che mi dà garanzie e sicurezza: comincio ad aprirmi alle sue posizioni libertarie, mi avvicino alla problematica renudista. Si riparte con l’iniziativa politica a Cinisi, si apre una sede e si dà luogo a quella meravigliosa, anche se molto parziale, esperienza di organizzazione degli edili. L’inverno è freddo, la mia disperazione è tiepida. Parto militare: è quel periodo, peraltro molto breve, il termometro del mio stato emozionale: vivo 110 giorni di continuo stato di angoscia e in preda alla più incredibile mania di persecuzione.»

Gruppo Anarchico Germinal

Il testo integrale è conservato al “Centro Siciliano di documentazione Giuseppe Impastato” ed è consultabile online al link: https://www.centroimpastato.com/appunti-per-unautobiografia/ ; inoltre per un’analisi più approfondita, da cui abbiamo sviluppato questo volantino, suggeriamo l’articolo pubblicato su Umanità Nova “contru mafia e putiri c’è sulu rivoluzioni” a cura di Elimo Ribelle (link: https://umanitanova.org/?p=2869 ).

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