Note a margine e cronaca del corteo del 31 gennaio contro la Ferriera

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Riportiamo dal sito regionale info-action.net

(nella foto lo striscione del comitato assieme per il tagliamento).

Una premessa: chi scrive ha partecipato a una parte della manifestazione del 31 gennaio assieme ad altr*, a titolo individuale e in veste più che altro di osservatore. Le riflessioni che seguono sono esclusivamente personali e spero fungano da stimolo al dibattito.

Partiamo da un dato certo e incontrovertibile: la manifestazione del 31 gennaio è stata un grande successo per gli organizzatori e ha visto una sentita partecipazione popolare; con circa 4000 persone in piazza, è stato uno dei più grossi cortei degli ultimi anni in città. L’iniziativa è stata promossa dal “Comitato 5 dicembre”, nato nel dicembre scorso dopo un’assemblea pubblica al caffè San Marco. E’ animato da singoli cittadini, alcuni con alle spalle percorsi di attivismo in varie formazioni, che non si ritrovavano nei due storici soggetti, da sempre divisi quando non contrapposti, che da anni si battono su questo tema: il Circolo Miani e il Comitato Nosmog, giudicandone forse insufficiente l’azione.

L’idea di proporre un corteo cittadino è stata rischiosa ma il battage pubblicitario, la scelta del periodo (nell’ultimo anno l’argomento ha tenuto banco quasi ogni settimana sui media locali) e il fatto che fosse aperta a chiunque (singoli, associazioni, partiti), ha fatto si che questo neo-nato comitato abbia ottenuto in due mesi un risultato mai raggiunto nei 15-20 anni precedenti: portare in piazza la parte di città favorevole alla chiusura dello stabilimento.

Questo risultato non sarebbe stato possibile senza il testardo lavoro quotidiano di denuncia e controinformazione portato avanti, con tutti i loro limiti e contraddizioni, dal Circolo Miani e dal Comitato Nosmog.

Rispetto alla manifestazione, è chiaro che entrambi si siano sentiti “scippati” del loro lavoro; il Comitato Nosmog inizialmente aveva scelto di non aderire, cambiando poi idea in itinere e intervenendo poi tra i primi nei comizi finali, mentre il Circolo Miani non aderito, pur partecipando al corteo con un proprio spezzone, salvo poi emettere un comunicato velenosetto a fine giornata.

Al corteo hanno aderito, oltre a varie associazioni ambientaliste e non, tutti i partiti di centro-destra, vari gruppi dichiaratamente fascisti e razzisti, tutte le varie fazioni dell’indipendentismo triestino e i 5 stelle. Del resto siamo già in piena campagna elettorale per le comunali che si terranno in primavera. Questo è stato possibile anche per la scelta fatta dagli organizzatori di non porre nessun vincolo alle adesioni e alle bandiere in piazza.

Per i partiti di centro-destra in particolare, la strumentalità dell’adesione è lampante: si tratta degli stessi soggetti che erano al governo in città fino a pochi anni fa – alcuni al massimo con sigle diverse – durante i due mandati consecutivi della giunta Di Piazza. Nonostante i proclami elettorali, nulla era stato concretamente messo in campo per chiudere la ferriera. Il centro-sinistra, al potere in città, provincia e regione, non ha aderito in nessuna sua componente, avendo da sempre tenuto una linea opportunista ma almeno tristemente coerente: non si può chiudere lo stabilimento ma va limitato l’inquinamento. Peccato che questa giunta, così come le precedenti, nulla abbia fatto di reale in tal senso.

Per quanto riguarda la composizione del corteo, la grande maggioranza dei partecipanti, stimabile nel 70%, si è collocata dietro lo striscione di testa, senza bandiere o altri segni identificativi. A seguire vi erano poi gli spezzoni di associazioni e comitati (fra cui Circolo Miani, Nosmog, Comitato per il Friuli rurale, singoli di Legambiente con le bandiere). Venivano poi le formazioni politiche: Fratelli d’Italia e Destra Sociale, poche decine in tutto, i quattro gatti del gruppo facebook antimmigrati “Stop-prima Trieste”, i 5 stelle e a chiudere le varie correnti indipendentiste del TLT, poche centinaia fra tutti, ben lontani dai numeri di un paio d’anni fa. Gli altri gruppi fascisti non avevano aderito, ma i loro militanti sono stati comunque presenti in piazza. Pdl e Lega hanno deciso di partecipare senza bandiere, avendo probabilmente capito che fare altrimenti sarebbe stato loro controproducente.

In piazza Unità, i pochi esponenti politici intervenuti al microfono sono stati subissati dai fischi dei manifestanti. Inoltre il gruppetto di Fratelli d’Italia e Destra Sociale, giunto con le proprie bandiere davanti al camion con l’amplificazione, ha dovuto ammainarle subito per le molte proteste, volte a rifiutare qualunque cappello partitico.

La sensazione è stata di una piazza in larga parte ostile verso la politica tradizionale, ma che non ha sviluppato forme di critica più radicale all’assetto sociale, nè volontà di passare all’azione diretta sull’obiettivo contingente, al di là delle forme di mobilitazione tradizionali.

Ma la cosa più grave è che, come del resto è sempre stato finora, manca completamente ogni forma di dialogo, per non parlare di un fronte comune tra chi guarda alla salute e all’ambiente e chi invece si concentra esclusivamente sulla salvaguardia dei posti di lavoro. Nessuna delle due “fazioni”, al di là delle parole di circostanza, ha capito che senza un’unione di tutti coloro che subiscono i danni della ferriera (abitanti e lavoratori respirano le medesime sostanze tossiche e polveri sottili) non si andrà da nessuna parte.

L’altro grosso elemento negativo è l’assenza su questo tema delle componenti di movimento.

Questo nonostante in piazza vi fossero parecchie persone che spesso vediamo anche nelle nostre mobilitazioni, segno ulteriore che il problema è sentito anche nei nostri ambienti. Conoscendo le posizioni “apolitiche” degli organizzatori, sono convinto che, anche se fin dall’inizio vi fosse stata una partecipazione a questa mobilitazione delle aree dell’opposizione sociale, non si sarebbe riusciti a porre dei paletti che permettessero di escludere quantomeno la presenza ufficiale dei partiti e dei gruppuscoli di destra. Si sarebbe però potuto ragionare almeno su un intervento controinformativo dentro il corteo, o una presenza solidale ma critica ai lati: la nostra totale assenza ha agevolato la presenza di opportunisti e fascisti, che non hanno certo la lotta per l’ambiente nel loro Dna.

Il problema non sono tanto i singoli fascisti presenti durante una mobilitazione popolare (anche il bel giorno della cacciata di Clini dal Porto Vecchio nel 2012 per via del rigassificatore vi era un gruppetto di fascisti ma erano senza bandiere, senza nessuna visibilità e soprattutto senza legittimità politica, mentre erano i compagni e le compagne che aizzavano la rabbia popolare) ma la loro presenza come forza organizzata e accettata.

Credo che su questo occorra ragionare.

 

Info-action reporter

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