Questo il nuovo volantone informativo realizzato dalla Cdc-FAI e dalla redazione di Umanità nova. Potete leggerlo e scaricarlo qui.
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La pandemia globale e le sue conseguenze gravano sulla classe lavoratrice. È quella sfruttata e oppressa la parte della popolazione mondiale più colpita dalla pandemia e allo stesso tempo quella più impegnata nel proteggere la salute di tutti. Il sistema statale e capitalista sta ora mostrando più chiaramente le proprie falle e contraddizioni. L’accelerazione dei processi autoritari in atto a livello globale punta a difendere il potere, il privilegio e il profitto delle classi dominanti.
In varie regioni del mondo osserviamo il drastico peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro di centinaia di milioni di persone. L’accaparramento di risorse naturali continua, e beni essenziali come terra e acqua sono sempre più concentrati nelle mani di grandi proprietari. Poche grandi compagnie di diversi settori come e-commerce, tecnologia, media, industria farmaceutica, grande distribuzione e industria dell’auto hanno prosperato durante la pandemia, guadagnando centinaia di miliardi di dollari.
In molti paesi del mondo cresce la spesa bellica, le tensioni militari tra gli stati aumentano, accompagnate dalla propaganda razzista, nazionalista, fascista. Molti governi stanno rafforzando il proprio apparato di sicurezza sia esercitando maggiore controllo e repressione sulla popolazione sia estendendo i poteri dei corpi di polizia. Intanto la popolazione segregata, nella striscia di Gaza come nei ghetti delle metropoli, a Lesvos e nei campi di detenzione per migranti come nelle carceri di tutto il mondo, vive questa crisi in condizioni di totale deprivazione.
Oggi 7 febbraio, alle 15, in occasione della cosiddetta Giornata della vita, indetta dalla Cei dal 1979, tra le altre cose, è stata organizzata una preghiera cattolica al cimitero di sant’Anna a Trieste, presso il Campo 40, dove sono sepolti bambini nati morti, abortiti e deceduti. Non sappiamo, per ora, se nel Campo 40 siano stati interrati anche feti contro la volontà delle donne che li hanno abortiti, come avviene altrove in Italia.
Questo ennesimo episodio si inserisce nella crociata antiabortista che in queste ultime settimane sta appestando la nostra città e altre città in Italia, con campagne pubblicitarie terroristiche a tappeto che veicolano informazioni false sull’interruzione volontaria di gravidanza.
Abbiamo scelto di non contestare direttamente, in presenza, questa preghiera antiabortista perché, anche se pensiamo che ogni spazio è politico, vogliamo tutelare il più possibile lo spazio del lutto per chiunque fosse in quel cimitero in quel momento per ragioni personali. Sappiamo bene che sono gli antiabortisti quelli che non tutelano quello spazio e anzi lo rendono pericoloso per tutte le donne e le libere soggettività; non smetteremo di lottare per la nostra libertà e contro la loro oppressione.
Pubblichiamo di seguito la lettera di una nostra compagna.
Segnaliamo alcune iniziative a cui saremo presenti:
SABATO 30 GENNAIO dalle 10 in largo Barriera il Coordinamento BDS Trieste e Salaam Ragazzi dell’Olivo organizzano un presidio informativo per denunciare i traffici di armi dall’Italia e da Israele verso l’Egitto. L’iniziativa vuole anche ricordare l’omicidio di Giulio Regeni.
LUNEDI’ 1 FEBBRAIO:
-dalle 15.30 cacerolazo e presidio solidale con le detenute in lotta – promuove l’Assemblea contro il carcere e la repressione
-alle 20 secondo incontro di lettura online organizzato da Nonunadimeno trieste confronto collettivo sul libro “Femministe a parole – Grovigli da districare” edito da Ediesse e a cura di Sabrina Marchetti, Jamila M. H. Mascat, Vincenza Perilli. per info nudmtrieste@gmail.com
Questa mattina un gruppo di compagne e compagni hanno affisso uno striscione in solidarietà al ROG di Lubiana nei pressi del consolato sloveno a Trieste in via del Teatro Romano.
Il ROG è stato sgomberato ieri, martedì 19 gennaio, con una massiccia operazione congiunta di polizia e vigilanza privata. Vari attivisti e attiviste sono stati picchiat* e fermat*.
Da sempre siamo al fianco delle esperienze di autogestione a Lubiana e in tutta la Slovenia; realtà che abbiamo conosciuto e con cui abbiamo intrecciato rapporti solidali e profondi.
Siamo vicini ai compagni e alle compagne del ROG e a tutto il movimento di Lubiana.
Di seguito l’appello internazionale alla solidarietà pervenutoci tramite il gruppo anarchico APL-FAO.
Gruppo Anarchico Germinal
AI NOSTRI COMPAGNI INTERNAZIONALI: APPELLO ALLA SOLIDARIETÀ
Compagni! Molti di voi sono stati in uno dei due squat di Ljubljana in cui hanno lottato e hanno amato. Per 15 anni il Rog è stato un centro di attività politica nella città e nei movimenti internazionali. Oggi la Fabbrica Rog è stata brutalmente sgomberata. Molti dei nostri compagni sono stati violentemente picchiati e arrestati. Chiediamo solidarietà in tutto il mondo. Mostriamo agli oppressori di tutti i tipi che stanno creando problemi al movimento sbagliato! Maggiori informazioni qui sotto.
Non siamo appassionati di anniversari e ricorrenze, ma l’anno appena trascorso ha lasciato dietro di sé una lunga scia di morti uccisi dallo Stato e, per questo, ci ha lasciato anche alcune certezze.
Oggi, 18 gennaio 2021, è un anno esatto da una tra le prime di queste morti, quella di Vakhtang Enukidze, ucciso nel Cpr di Gradisca, ammazzato, secondo i testimoni, dalle botte ricevute dalle guardie armate della struttura. A seguito della sua morte tutti i testimoni furono deportati, i loro cellulari sequestrati, la famiglia di Vakhtang Enukidze in Georgia subì forti pressioni per non prendere parte a un processo penale e, ad oggi, non è stato comunicato alcun esito ufficiale dell’autopsia sul corpo.
Anche quest’anno è stato realizzato un piccolo video-collage di immagini attività della Federazione Anarchica Italiana nei vari territori (fra cui trieste)
Ieri due persone detenute al cpr di Gradisca hanno tentato di evadere dalla struttura, purtroppo il loro tentativo di fuga non è andato a buon fine. Sono stati fermati e ci raccontano che sono stati picchiati dalla polizia che li ha riportati dentro al lager. Le altre persone hanno cominciato a gridare di non picchiarli ma, ci dicono, la polizia si è subito premurata di zittire anche loro con la forza.
Da dentro ci dicono che non ce la fanno più, che sono persi in un buco nero, che hanno freddo, non hanno vestiti, quando si lavano sono costretti a rimettersi la roba sporca.
Il coraggio e la determinazione nel provare a liberarsi dalla condizione di umiliazione e prigionia quotidiane ci dimostra che tutti i tentativi di annichilimento e annientamento della persona propri di strutture come carceri e cpr per fortuna non riescono nel loro intento.
Solidali con chi ieri si è ribellato e ha tentato la fuga
FUOCO AI CPR – FUOCO ALLE GALERE