Basta caro bollette
Nessun* deve essere lasciato al freddo
Nel tragico scenario della guerra che si sta combattendo in Ucraina, e in coerenza con la nostra posizione antimilitarista, è importante manifestare in maniera chiara il sostegno ai disertori e renitenti alla leva sia in Russia che in Ucraina.
In Ucraina le frontiere sono chiuse sin da febbraio per tutti gli uomini tra i 18 e i 60 anni. La debole legge sull’obiezione di coscienza in Ucraina è stata sospesa e le 5.000 domande di servizio civile respinte.
In Russia da mesi c’è un esodo che si è intensificato nelle ultime settimane, dopo la mobilitazione di 300.000 riservisti. Dal 28 settembre anche le frontiere russe sono chiuse per chi non vuole fare la guerra.
La scelta di non combattere per gli stati e per gli eserciti, non è “solo” un modo di salvarsi la vita ma è anche uno strumento potente che, se diventasse di massa da entrambi i lati, potrebbe porre fine al conflitto.
Anche in tempi di guerre sempre più tecnologiche l’elemento umano è ancora determinante per le campagne belliche ed è per questo che la scelta di non combattere viene duramente perseguita su entrambi i lati del fronte attraverso carcerazioni, persecuzioni e campagne mediatiche che tacciano di “tradimento” e “viltà” chi compie questa scelta.
Invece per noi la diserzione è un atto di libertà che non può che avere la solidarietà esplicita di chiunque porti avanti un antimilitarismo radicale.
Già in questo senso alcune aree pacifiste nelle ultime settimane hanno fatto delle iniziative, segnale indubbiamente positivo che però non basta. Come anarchiche e anarchici della FAI abbiamo ritenuto perciò importante dare inizio ad una campagna di solidarietà e per l’apertura delle frontiere che andrà avanti anche nei prossimi mesi e che diventerà parte integrante della nostra attività antimilitarista e contro tutte le guerre.
Per questo nella giornata di sabato 15 ottobre si sono svolte varie iniziative di appoggio a chi sceglie di disertare la guerra. Striscioni, volantinaggi, interventi nelle piazze contro la guerra e antirazziste si sono svolti a Torino, Reggio Emilia, Palermo, Livorno, Roma, Trieste, Milano…
Dopo la (troppo lunga) pausa estiva, Umanità Nova torna a uscire.
La trovate come sempre ogni giovedì in via del bosco dalle 18 alle 20 o durante le altre aperture.
Dopo un percorso di discussione e incontro che ha attraversato tutta l’estate, finalmente ci siamo: sabato 17 settembre arriva, finalmente, SMARZA, il Pride orizzontale e autogestito dal basso di Trieste!Segnaliamo questa importante iniziativa domani 4 settembre alle 15.00 davanti al CPR di Gradisca d’Isonzo.
Un altro morto al CPR.
Dateci il nome, vogliamo entrare, facciamoli uscire.
C’è bisogno di una grandissima presenza solidale domenica 4 settembre alle 15:00 davanti al CPR di Gradisca. Chiediamo massima diffusione e una reale presa di responsabilità a tutt*. Di fronte alle parole indecenti della garante, di fronte all’inerzia delle istituzioni in seguito a quest’ennesima morte, questa volta pretendiamo di entrare. Vogliamo vedere con i nostri occhi quel centro di morte. Vogliamo sapere, perché nessun altro – garanti, associazioni, istituzioni – ha voluto rompere quel muro infame. Pretendiamo l’ingresso di una DELEGAZIONE CITTADINA NEL CPR, e per farlo dobbiamo essere in molt*. Il centro è in rivolta. Le persone detenute ci chiedono a gran voce che ci siano parlamentari e giornalisti. Facciamo un appello a tutt* di mobilitarsi ed esserci. Esigiamo che quelle mura crollino, finendo di produrre discriminazione, violenza e morte.
NO SILENZIO E OMERTÀ.
FREEDOM, HURRIYA, LIBERTÀ
In questi mesi in cui il dramma della guerra è sempre più portato all’attenzione internazionale dalla crisi in Ucraina, ritorna prepotentemente di attualità il tema dell’antimilitarismo anarchico. Vediamo che da alcuni singoli e gruppi che si dichiarano antiautoritari, libertari o anarchici giunge già da prima dell’invasione russa dell’Ucraina una forte critica al nostro tradizionale antimilitarismo. Abbiamo letto attentamente tali posizioni in questi mesi, riteniamo oggi di dover chiarire il nostro punto di vista.
Il nostro pensiero va dapprima alle nostre compagne e ai nostri compagni che più di un secolo fa, di fronte al dramma della Prima Guerra Mondiale, sentirono la necessità di affermare che: “Dobbiamo dichiarare ai soldati di tutti i Paesi, che credono di stare combattendo per libertà e giustizia, che il loro eroismo e il loro valore non serviranno che a perpetuare l’odio, la tirannia e la miseria” (International Anarchist Manifesto against the War, 1915). Come Goldman, Berkman, Malatesta, Schapiro e gli altri, crediamo alla necessità che la voce internazionalista e solidarista dell’anarchismo e dei suoi principi di sorellanza e fratellanza universale torni a parlare a tutte e a tutti, a maggior ragione in un mondo sempre più frammentato in odi nazionali, etnici e identitari.
La guerra è all’origine dell’ordinamento attuale della società, fondato su rapporti di dominio, sfruttamento e oppressione. Questo è un punto fermo per la FAI, presente nel Programma Anarchico che è il riferimento teorico della nostra Federazione: “Non comprendendo i vantaggi che potevano venire a tutti dalla cooperazione e dalla solidarietà, vedendo in ogni altra persona un concorrente ed un nemico, una parte dell’umanità ha cercato di accaparrare, a danno dell’altra, la più grande quantità di godimenti possibili. Data la lotta, naturalmente i più forti, o i più fortunati, dovevano vincere ed in vario modo sottoporre ed opprimere i vinti.”