La difficile scommessa iniziata lo scorso giugno di un campagna antimilitarista autunnale nel Friuli-Venezia Giulia lanciata dal Coordinamento Libertario Isontino e poi fatta propria da tutto il Coordinamento Libertario Regionale è pienamente riuscita. L’idea era di portare una voce nostra nelle strade e nelle piazze che contrastasse le celebrazioni ufficiali per la “vittoria” nella prima guerra mondiale, avendo chiaro che il militarismo e il nazionalismo di ieri alimentano quelli di oggi. Infatti il giorno successivo il presidente Mattarella ha guidato grandi celebrazioni istituzionali per la vittoria, sia a Trieste che a Gorizia. Si voleva quindi sia raccontare la storia di chi quel massacro cercò di fermarlo (disertori, sabotatori, renitenti, ammutinati…) sia ribadire le ragioni di una lotta antimilitarista nei giorni nostri, sempre più caratterizzati dal binomio della guerra esterna/guerra interna (militarizzazione delle città e dei confini, missioni belliche all’estero, crescita dell’industria bellica, ecc.). La pubblicizzazione delle iniziative è stata capillare in tutte le province e anche fuori di regione con centinaia di manifesti affissi e migliaia di volantini diffusi. I due appuntamenti principali (oltre ad alcuni a carattere locale) sono stati il convegno/assemblea pubblica del 13 ottobre e il corteo del 3 novembre, entrambi a Gorizia. Il capoluogo isontino è stato scelto per il suo carattere simbolico in quanto città maggiormente distrutta durante la grande guerrae sul cui territorio si trovano numerosi monumenti nazionalisti fra cui il celebre e lugubre sacrario di Redipuglia. Il convegno ha visto la presenza di ben oltre un centinaio di persone che hanno ascoltato gli approfonditi interventi di Marco Rossi, Daniele Ratti e Antonio Mazzeo che hanno spaziato dal tema dei disertori sui vari fronti di guerra alle nuove forme che il militarismo assume ai giorni nostri. Il successo della prima iniziativa ha fatto da sprone a impegnarsi ancora di più per la riuscita del corteo. Significativamente simbolica è stata la conferenza stampa tenutasi proprio davanti il sacrario di Redipuglia con l’esposizione dello striscione che avrebbe poi aperto la manifestazione: “1918-2018. Nessuna festa per un massacro. Fermiamo il militarismo”.
Nonostante l’impegno e le incoraggianti notizie sulle presenze da fuori regione (iniziative pubbliche di sostegno all’iniziativa si sono svolte a Milano, Torino, Livorno, Reggio Emilia e Lubiana) vi erano fra tanti e tante di noi timori per una bassa partecipazione dovuta alla concomitante manifestazione antifascista che si svolgeva a Trieste contro il corteo nazionale di casapound che festeggiava la “vittoria” della prima guerra (e che ha poi visto una partecipazione di almeno 6-7000 persone con decine e decine di adesioni che andavano dai settori di movimento al Pd al vescovo alla cgil e così via per arrivare anche ad alcuni anarchici e anarchiche presenti in maniera sparsa con alcune bandiere e uno striscione).
A complicare ulteriormente le cose ci si è messa pure la questura che, una settimana prima del 3 novembre, ha cercato di imporre un grave cambiamento di percorso al corteo motivando la cosa con la presenza sul tragitto di alcuni monumenti militaristi e soprattutto la presenza di persone ai lati del corteo! La denuncia pubblica di questo tentativo infame insieme al puntare i piedi dei compagni e della compagne ha permesso di riconquistare una parte del percorso originario.
Nonostante tutte queste difficoltà già dalla partenza si è visto che si era in parecchi e si è andati crescendo durante il percorso fino a essere più di 400 (numeri reali e non da roboanti comunicati stampa). Una manifestazione viva, comunicativa e combattiva accompagnata dalla splendida musica della Banda degli Ottoni a Scoppio da Milano. Presenti tanti compagni e compagne dalla Lombardia, da Torino, dalla Toscana, da Reggio Emilia, da Roma e altre città nonché un compatto gruppone dalla Slovenia della FAO-IFA. Particolarmente significativa la presenza di gruppi e compagni e compagne della FAIma vi erano anche delegazioni dell’Usi, di Alternativa Libertaria e tanti e tante in ordine sparso. Il corteo ha fatto varie fermate con l’affissione di striscioni e cartelli: dal parco della rimembranza (dove si trovano numerosi monumenti dedicati alla prima guerra) ad una filiale di Unicredit per denunciare gli sporchi affari di questa banca con il regime turco e per dare solidarietà alla rivoluzione in Rojava (in corteo vi erano anche compagni e compagne curde con le loro bandiere). Via “24 maggio” è diventata “Via dei disertori”, “Via Diaz” è diventata “Via la guerra dalla storia”. Arrivati al punto dove il corteo ha dovuto svoltare a causa delle prescrizioni questurine una performance teatrale ha denunciato il ruolo assassino delle frontiere, il cui finale è stato un tricolore buttato a terra e calpestato dal corteo. Fra slogan e fumogeni si arriva davanti al comune di cui viene denunciata la grave connivenza con i fascisti di casapound che hanno la loro sede proprio nella via adiacente (ovviamente transennata e protetta dalla polizia). Si arriva quindi davanti ad un distributore dell’ENI di cui viene denunciata con striscione e intervento la politica di saccheggio del sud del mondo. Intanto durante il percorso i manifesti fascisti affissi per la manifestazione di Cp a Trieste cadono per la vergogna.
Arrivati in piazza della Vittoria (ovviamente ribattezzata con un cartello “Piazza dei senza stato”) vi è l’ultima azione: una gruppone di 20-30 compagn* si stacca dal corteo e va pubblicamente a cancellare delle scritte fasciste in una via laterale a noi preclusa, violando così simbolicamente i divieti polizieschi. Il ritorno nella piazza degli imbianchini antifascisti è accolto dal grido “siamo tutte antifasciste!”.
La giornata finisce con interventi al microfono, nonché la musica di Alessio Lega, Rocco Marchi e Mauro Punteri con tanti compagni e compagne ad affollare i banchetti di libri e cibo allestiti. Durante questa fase finale vari i curiosi fermatisi ad ascoltare fra cui alcuni ragazzi richiedenti asilo.
In conclusione possiamo dire che la scelta di organizzare una manifestazione nostra radicalmente antimilitarista e antinazionalista ha pagato nonostante tutto. Per noi queste iniziative si inseriscono in un percorso di rilancio dell’antimilitarismo iniziato con il convegno di Milano del giugno scorso, proseguito con il campeggio Nomuos di questa estate fino ad arrivare a noi. E’ molto importante darsi a breve nuove scadenze di lotta di questo fronte. Per ora portiamo a casa il successo di queste giornate.
UN reporter
Qui il video fatto da Komunal.org sul cortei di Gorizia e Trieste
Questo report apparirà su Umanità Nova n.31