Est Est Est

1990, un libero incontro con il mondo dell’est

Entusiasmante e piacevolmente ingombrante – assai più delle migliaia di fotocopie spaiate scritte da ambo i lati, non servono neanche per scriverci su, che ancora stazionano negli spazi reconditi – è il ricordo ancora assai vivo di quelle giornate dell’ aprile 1990.

Deciso al congresso della FAI, confermato nel luglio 1989, il gruppo Germinal avrebbe organizzato un convegno internazionale con lo scopo di incontrare e far incontrare le realtà anarchiche, libertarie, anarcosindacaliste che si stavano muovendo nei paesi dell’est, allora in grande fermento.

Avevamo da anni parecchi contatti con la Jugoslavia e poi c’erano tutti quelli della commissione per le relazioni internazionali e dell’IFA.

Trieste, dal punto di vista logistico era perfetta, da quello simbolico pure; noi abbastanza pazzerelle valutavamo in un massimo di una cinquantina persone, anche meno, il numero di compagne/i che avrebbero partecipato. Ci sarebbe stato un gran lavoro di preparazione, di segreteria, di contatti, traduzioni, questioni burocratiche da sbrigare; c’era il sostegno attivo della federazione. Un progetto ambizioso per un piccolo, piccolissimo gruppo – tre individui + due, talvolta – ma, seppure con parecchie difficoltà, contavamo di portarlo a termine.

Inaspettatamente, inopinatamente è “ caduto il muro”.

Il Gruppo Anarchico Germinal non era ancora pronto!

Ci siamo buttati, abbiamo cominciato a lavorare come pazze, abbiamo chiesto l’aiuto a tutte le compagne e i compagni dappertutto, ci siamo inventati competenze che non avevamo, ognuna ha messo in gioco tutte le proprie potenzialità, ci siamo resi capaci, siamo riusciti a sgusciare tra le maglie poliziesche e burocratiche – per fortuna Schengen non esisteva ancora. Traduzioni, sintesi, lettere, ricerca di spazi per mangiare, dormire, incontrarsi. Man mano che passavano i mesi arrivavano sempre nuove adesioni, da tutto il mondo, un sacco di compagne e compagni sarebbero arrivati per questo primo incontro con i movimenti più o meno sotterranei che avevano resistito o erano nati nell’ambiente oppressivo e altamente repressivo dei “paesi comunisti”.

La sede viene ridipinta e sgombrata il più possibile, Fabio costruisce con i vecchi auricolari delle radioline a transistor un impianto per la traduzione simultanea, vengono affittati due teatri, uno nuovissimo i cui amministratori non avevano ben capito con chi avevano a che fare, l’USI mette a disposizione la sua sede, Oliver di Zagabria si trasferisce a Trieste per un paio di mesi per aiutarci, il movimento anarchico a livello internazionale risponde ad una sottoscrizione e otteniamo l’obiettivo di pagare anche le spese di viaggio dei compagni e delle compagne dell’est, blocchiamo le stanze di quasi tutte le pensioni economiche della città e lo splendido ostello della gioventù appena ristrutturato, compagni e simpatizzanti mettono a disposizione le loro case, pavimenti compresi, Icio di Monfalcone e i figli della cucina di Pordenone preparano in sede il pranzo per non meno 300 persone durante le quattro giornate del convegno, traduttori e interpreti dalla scuola di lingue, interessatissimi e gratuitamente, vengono a lavorare insieme a compagne/i.

Dal convegno nasce un libro edito da Zero in Condotta, la risonanza è tale che il periodico anarchico inglese Raven pubblica un numero monografico sul convegno e tutta la stampa del movimento a livello internazionale ne parla.

Di tutte quelle compagne e compagni,dibattiti, progetti, contatti, non sappiamo esattamente cosa sia successo – le disillusioni, la guerra nei Balcani e certi fraintendimenti (e fiammate estemporanee) hanno sicuramente cancellato quell’esperienza in parecchie persone; Agnes, Alfonso, Marina, Franco, … non ci sono più.

Nuove relazioni sono state intessute con i movimenti della Slovenia, della Croazia…., dalle riviste e dai bollettini sappiamo che gli ideali e le pratiche anarchiche continuano a diffondersi nell’est europeo come in tutto il mondo, sempre osteggiate e represse dai poteri di ogni tipo, sempre vive e indispensabili.