Di ritorno dalla manifestazione antimilitarista ad aviano di ieri vi proponiamo i due documenti antimilitaristi usciti dal trentunesimo congresso della FAI al quale eravamo presenti. L’antimilitarismo si conferma sempre di più uno dei campi di intervento più importanti.
https://umanitanova.org/contro-le-guerre-e-chi-le-arma-fermiamo-il-militarismo-dal-xxxi-congresso-fai/
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MARTEDI’ 21 dalle 18 alle 22 in campo san giacomo Burjana outdoor
Quello che non è riuscito alla giunta Dipiazza-ter prova a farlo la giunta Dipiazza-quater: blindare sempre più il centro cittadino, rubare a Venezia non solo le crocere, ma anche il poco invidiabile destino di città-disneyland, abbandonata in massa dai suoi cittadini e prossima a una contingentazione degli ingressi per far fronte alle orde di turisti; ma aggiungendo a tutto ciò i cronici problemi nostrani riguardo traffico, abbandono delle periferie, aggregazione giovanile inesistente al di fuori della vituperata eppure remunerativa “Movida” – solo per nominarne alcuni.
L’unico spazio per i giovani rimangono i bar, più o meno patinati, del centro città, tra prezzi sempre più inaccessibili, orari e turni folli di chi ci viene sfruttato dentro e “feste” fotocopia, mentre per gli artisti di strada si inventano regolamenti sempre più tortuosi e strampalati.
A ciò si aggiungono i segni della (mala)gestione della pandemia: zone rosse, coprifuoco, divieti di manifestare hanno lasciato un segno, scavato un nuovo solco che già questo primo maggio abbiamo visto in tutta la sua profondità, nelle parole del sindaco che ha chiesto praticamente di vietare per sempre le manifestazioni nel centro-vetrina della città, quasi a voler nascondere la polvere sotto al tappeto, lontano dagli occhi dei suoi preziosi turisti, fantasmogoriche galline dalle uova d’oro il cui reale impatto sul tessuto socio-economico di Trieste è ancora da valutare (e no, le tasche di albergatori e ristoratori non sono un metro di giudizio).
Il senso di frustrazione, ansia, impotenza, solitudine è qualcosa che ci è famigliare, ma che non vogliamo accettare.
Qualcosa che vogliamo combattere con l’aggregazione, la solidarietà, il mutuo appoggio e l’autogestione.
Qualcosa a cui ci vogliamo opporre stando insieme, partendo dalla piazza del rione più popoloso e storicamente più popolare, operaio e combattivo di Trieste: Campo San Giacomo.
Ci troviamo tutti i martedì, dalle 18, in piazza, per un bicchiere in compagnia, un po’ di musica e tutte le attività che ci verranno in mente, decidendo assieme come vivere i nostri rioni
Nelle settimane e mesi successivi abbiamo provveduto anche ad aggiornare il numero dei pañuelos, già negli ultimi giorni dello scorso anno erano più di 100.
Presentazione piattaforma / How a Pride is born? Platform presentation
Dibattito con Davide Zotti (Insegnante, Rete Insegnanti/Educat*LGBTQI+) e Coordinamenta Transfemminista Udine / Why a Pride in Trieste is necessary? Debating with Davide Zotti (Teacher, “Rete Insegnanti/Educat*LGBTQI+) and Coordinamenta Transfemminista Udine
Il suicidio della professoressa Cloe Bianco ci riporta drammaticamente alla cruda realtà della transfobia: pregiudizi, discriminazioni e violenze di cui sono ancora vittime le persone per la loro identità di genere non conforme alle norme sociali rigidamente binarie e imposte da una cultura patriarcale, maschilista ed eteronormativa. Sin dalla nascita devi restare inchiodatə al genere che ti viene assegnato. Non sono previste deroghe, altrimenti se ti allontani dalla norma lo paghi a caro prezzo. Cloe Bianco con coraggio e fatica nel 2015 aveva scelto di essere se stessa e, come insegnante, aveva deciso di esserlo anche sul proprio luogo di lavoro, la scuola. Era entrata in classe con gli abiti ed il nome che corrispondevano alla sua identità e aveva chiesto rispetto per la propria dignità di persona transgenere. Tutto questo non le è stato permesso: Cloe Bianco ha subito provvedimenti disciplinari ed è stata demansionata e allontanata dalle sue classi. È stata spinta al margine da una società che non lascia scampo a chi vuole autodeterminare il proprio genere e rifiuta il genere come dispositivo di controllo e oppressione. Ed anche ora, dopo il suo tragico suicidio, c’è chi si riferisce a lei al maschile, come ha fatto recentemente l’assessora all’istruzione della regione Veneto, Elena Donazzan, utilizzando pronomi maschili e definendo Cloe “un uomo vestito da donna”. Come accaduto già in passato in altri casi, nemmeno davanti alla morte viene rispettata la dignità delle persone transgender.