PRESIDIO DAVANTI AL CPR A PARTIRE DALLE 8:30 DI MATTINA
Martedì aprirà il CPR (Centro di Permanenza per il Rimpatrio) presso l’ex caserma Polonio di Gradisca d’Isonzo (GO), ci stiamo mobilitando per portare la nostra solidarietà e il nostro sostegno alle persone che verranno rinchiuse al suo interno.
I CPR sono delle prigioni nelle quali le persone ‘trattenute’ (non detenute, perché l’internamento non è determinato da una sentenza penale) non possono uscire. Spesso la loro unica colpa è non essere in possesso di un documento valido: per chi non ha la cittadinanza italiana, questo può avvenire dopo la scadenza di un permesso per lavoro o per studio, o di un visto turistico, oppure se una richiesta di asilo politico viene rigettata. Queste persone – se vengono individuate – possono essere rinchiuse fino a 180 giorni nel CPR, nei quali possono essere deportate nel paese d’origine. Per la maggior parte ciò significa dover intraprendere un altra volta il viaggio in cui già si sono giocati la vita la volta precedente, le persone che vengono deportate hanno infatti già compiuto la decisione di scappare dal paese d’origine e si sono creati, vita e affetti in Italia.
Il CPR è un dispositivo di controllo che instaura una gerarchia fra cittadine/i e non cittadine/i basata su etnia, classe e passaporto. Si tratta dell’ultimo anello di una catena che inizia con lo sfruttamento economico dei cosiddetti “Paesi del Terzo Mondo”. Come conseguenza, milioni di persone emigrano, ma sono quasi sempre impossibilitate ad ottenere i visti necessari per entrare nell’Unione Europea. Si vedono perciò costrette a muoversi illegalmente, pagando e affrontando viaggi pericolosissimi. I Paesi europei utilizzano la violenza – delegata ai gruppi armati libici, a Erdoğan, alle polizie di Croazia, Serbia e Ungheria – per trasformare questi viaggi in una sorta di selezione massacrante, finalizzata a rendere coloro che riescono a superarla dei soggetti socialmente ed economicamente ricattabili.
I CPR sono soprattutto uno strumento per poter garantire lo sfruttamento in Italia di tutte quelle persone che hanno il permesso di soggiorno vincolato al contratto di lavoro (dalla legge Bossi-Fini), Il caporalato spietato presente nei subappalti di fincantieri, spesso raccontato anche sulle testate locali, ne è un esempio.
Le condizioni di vita nei CPR, lager e non-luoghi, sono disumane, a riprova ne sono i numerosi scioperi della fame, episodi di autolesionismo spinto e rivolte che vi si sviluppano.
Vogliamo vivere in un territorio dove nessuna persona venga rinchiusa o respinta a causa della sua provenienza o condizione economica. Non saremo mai complici silenziosi di un lager al lato di casa nostra. I lager sono pilastri di un mondo ingiusto, pieno di odio e violentemente repressivo.
Dopo un anno di allerta, il CPR adesso apre davvero. Non lasciamo soli chi ci verrà internato, vi invitiamo numerose/i MARTEDÌ 17 DICEMBRE dicembre al presidio davanti al CPR DALLE ORE 8:30, per poter come minimo gridare a chi entra che non è solo, che in molte non vogliamo esista quella struttura che gli sta rubando la vita.
Alcune macchine partiranno da Piazza Oberdan (Trieste) alle 7:15. Vieni se non hai passaggio e porta l’auto se hai posti.
ASSEMBLEA NO CPR – NO FRONTIERE FVG