Sabato 12 marzo h.16 piazza della Borsa Presidio contro la guerra in libia
Noi vi invitiamo a partecipare portando in piazza contenuti e materiali antimilitaristi (più sotto il volantino di convocazione)
Lunedì 14 marzo h.20.30 in via del bosco 52/a assemblea aperta di Trieste Antifascista-Antirazzista per organizzare la giornata del 2 aprile in campo san giacomo
L’assemblea ha deciso di lanciare un percorso di presenza in città e nei quartieri che sia propositivo e che non rincorra sempre le iniziative dei razzisti di turno. La prima tappa sarà una giornata di socialità, musica, teatro, scambio, pranzo condiviso…. in campo san giacomo il 2 aprile. E’ importante che sia una giornata partecipata e costruita da tanti e tante. Per questo vi invitiamo a partecipare all’assemblea organizzativa.
Venerdì 18 h.9 largo barriera presidio indetto dall’USI-AIT per lo sciopero generale contro la guerra e la legge sulla rappresentanza indetto da Usi-ait, Cub e Sicobas. Leggi qui di più.
Lunedì 21 marzo h.18 a Monfalcone in v.Valentinis 84 In occasione della festa kurda del Newroz il Coordinamento libertario isontino presenta: incontro con Ivan Grozny Compasso autore del libro Kobane dentro Diario di guerra sulla difesa del Rojava
SABATO 12 MARZO in PIAZZA DELLA BORSA DALLE 16
PRESIDIO CONTRO LA GUERRA IN LIBIA
Noi vi invitiamo a partecipare portando in piazza contenuti e materiali antimilitaristi.
Distributori di guerra
L’Italia sta per entrare in guerra, con la partecipazione alla oramai prossima avventura militare in Libia, insieme agli altri paesi della NATO.
Non sarebbe la prima avventura di occupazione e di guerra che vede partecipe il nostro paese. La “guerra permanente” inaugurata da Bush, dagli USA e dalla NATO almeno 25anni fa con la prima Guerra nel Golfo, ha visto sempre il nostro Paese come alleato e protagonista: adesso però con la nuovo avventura coloniale in Libia la partecipazione italiana fa un salto di qualità.
All’Italia stavolta spetterebbero l’onere e l’onore della direzione delle operazioni di guerra, sia per quanto riguarda gli attacchi aerei, sia per il dispiegamento delle truppe a terra, da 5 a 10mila uomini di cui una parte non trascurabile sarebbero italiani
Ciò significa, in termini concreti ed economici immediati, un depistamento di risorse verso l’esercito per far funzionare la macchina da guerra coloniale, che come al solito verranno tolti dai “soliti noti” o meglio ai servizi sociali destinati ai cittadini.
Inoltre, il dispiegamento di truppe in territorio libico espone tali soldati a rischio di morte in terra straniera, contravvenendo così allo spirito pacifista della Costituzione che vorrebbe l’esercito ad uso esclusivo di difesa del territorio nazionale.
Infine, l’avventura libica esporrebbe il nostro Paese al rischio di attentati, così come avvenuto in altri paesi. Il terrorismo potrebbe infatti far leva non solo sull’evidenza di una occupazione coloniale ma anche sulla memoria del popolo libico riguardo ai crimini di guerra perpetrati dall’Italia nelle precedenti avventure coloniali libiche, ultima quella fascista.
Quali gli onori? ovvero gli interessi?
La risposta è conosciuta da tutti, ovvero il controllo del petrolio libico da parte delle potenze occidentali per conto delle proprie multinazionali, tra cui la ENI (AGIP) italiana, che con i suoi 300.000 barili al giorno, rimane il maggior estrattore di oro nero nel paese norafricano.
Non si tratta solo di petrolio. I petrodollari libici hanno infatti trovato buoni investimenti nelle ditte italiane, in prticolare rappresentano il 4% del capitale di UNICREDIT, il maggior gruppo bancario italiano e quello maggiormente coinvolto nel commercio i armi.
Chi pensa che questo enorme flusso di denaro che rimbala da una costa all’altra del meditarraneo possa minimamente lambire i lavoratori, i risparmiatori e gli strati sociali più bassi del nostro paese è un povero illuso.
Infatti, mentre continua la rapina nei paesi extraeuropei continua, nella “civile Europa” si da l’attacco ai diritti dei lavoratori, si inaspriscono le politiche di austerità, si tagliano e privatizzano i servizi sociali e si chiudono i confini a chi scappa dalla guerra.
La guerra verso i popoli è la stessa, cambiano solo i mezzi.
Per questo chiamiamo tutti alla mobilitazione contro la guerra ed al sostegno di quei popoli come kurdi e palestinesi che si oppongono sia alle potenze coloniali che a quel mostro medievale che è DAESH, il califfato
Manifestiamo per :
-la fine immediata di ogni partecipazione italiana alle guerre in corso, con il ritiro delle truppe;
-lo smantellamento delle basi e delle servitù militari, la fine del commercio e della produzione delle armi;
– per l’uscita dell’Italia dalla Nato e da ogni alleanza di guerra;
– Contro le spese militari che sottraggono risorse ai servizi sociali;
LE GUERRE NON COMBATTONO IL TERRORISMO, MA LO PROVOCANO
TRIESTE PER LA PACE, CONTRO LE GUERRA