In un panorama LGBTQIA+ sempre più invaso da strumentalizzazioni delle simbologie rainbow per fini capitalisti e omonazionalisti, come soggettività queer e anarchiche sentiamo un forte bisogno di spingere verso altre visioni e concezioni delle nostre esistenze e lotte trans* e frocie. Oggi, molti Pride si vendono a sponsor ed elemosinano patrocini di istituzioni e organizzazioni che spesso e volentieri si trovano dalla parte di chi ci opprime, ci manganella o genera morte in tutto il mondo; noi siamo solidali e partecipiamo a Pride alternative, contro qualsiasi istituzione e ordine imposto. Oggi,società capitaliste e organizzazioni sanguinarie usano il supporto alle identità non-eterocis come prova di una fantomatica superiorità morale al solo fine di ottenere il consenso necessario a perpetrare politiche di sfruttamento e morte. Crediamo che la lotta queer debba passare necessariamente per una critica decoloniale, come liberazione di qualsiasi corpo e soggettività dal dominio esterno; di fronte alle bandiere rainbow issate sopra le macerie e i cadaveri dellx abitanti di Gaza, non possiamo che rimarcare una posizione strettamente antimilitarista, contro qualsiasi guerra e oppressione.
Da queer anarchichx rivendichiamo un altro utilizzo della bandiera e della simbologia delle lotte transfemministe queer, che sia in contrapposizione alle istituzioni e ai processi di istituzionalizzazione e sfruttamento capitalistico delle nostre vite, che parta dalle lotte dal basso e di autodeterminazione. Essere trans*, frociə o oppressə non è sufficiente, se il pensiero e l’azione non sono mossi da un sincero sentimento di liberazione universale. E proprio Israele sfrutta la sua fama di essere un’oasi lgbtqia+ nel deserto del medioriente per bombardare e presentare un’immagine barbarica del popolo palestinese, immagine smentita dalle numerose testimonianze delle persone queer in Palestina, alcune consultabili sulla pagina instagram @queersinpalestine.
Ribadiamo ancora una volta la condanna senza riserve dello Stato Israeliano e delle sue politiche genocide e la nostra vicinanza alle lotte di liberazione queer e decoloniali da Gaza a tutto il resto del mondo. Ma siamo anche consapevoli che nessuna struttura – statale o meno – basata sull’uso politico della religione può aprire reali spazi di libertà per tuttə.
Speriamo che tuttə possiamo un giorno liberarci dall’oppressione clericale, dallo sfruttamento di classe e da tutti coloro che minano l’autodeterminazione.
La nostra solidarietà è diretta a chiunque esprima e agisca dissenso nei confronti di regimi e stati coloniali, sottolineando come l’oppressione sia una condizione che travalica i confini nazionali e culturali e come una scintilla di liberazione possa provenire da ogni dove.
Solo l’alleanza transnazionale dellx oppressx e dellx sfruttatx spezza le frontiere, frantuma la logica statalista e patriottica, fa saltare il tappo identitario legato al luogo, alla religione, alla tradizione per aprire uno spazio simbolico e reale al non luogo, all’utopia, che non è l’irrealizzabile ma solo l’irrealizzato.
Come militantə queer che vivono e lottano nel cosiddetto nord del mondo, abbiamo la possibilità di sfruttare il nostro relativo privilegio, rendendolo uno strumento per aprire orizzonti alternativi che partano da una visione critica dell’esistente: non farlo significa rafforzare le strutture di oppressione in essere.
Soggettività queer e anarchiche Germinal