Come in varie altre città in questi giorni anche a Trieste si è svolta un’iniziativa antimilitarista contro le celebrazioni nazionaliste del 2 giugno e contro le spese militari.
Nella centrale piazza della borsa un flash mob ha attirato l’attenzione di tutti i passanti.
Negli striscioni e sui cartelli abbiamo denunciato il continuo aumento delle spese militari a fronte dei continui tagli alla sanità.
Di seguito il volantino distribuito e altre foto.
F35? Valgono centocinquantamila terapie intensive
La portaerei Trieste? Cinquantamila respiratori polmonari. Una manciata di blindati e un elicottero? Trecentotrentamila posti letto oppure dieci miliardi di mascherine.
La produzione bellica non si è mai fermata, nemmeno in pieno lockdown. Mentre cacciabombardieri, elicotteri da combattimento, missili e droni venivano prodotti la gente continuava ad ammalarsi senza ricevere cure adeguate e anche la oggi la prevenzione è ancora un’utopia, mentre visite ed esami specialistici per altre patologie restano pressoché azzerati. Oltre trentamila morti. Quanti sarebbero ancora vivi se ci fossero state le strutture adatte ad affrontare l’epidemia? Le spese militari in Italia crescono da anni, così come i tagli alla sanità. Per chi se le può permettere ci sono le cliniche private, la prevenzione, le cure. Per gli altri la vita, specie in questi mesi, è diventata un terno al lotto. Ma a decidere non è mai il destino. Decidono padroni e governi. Sono loro che hanno deciso dove e come investire, dove e perché spendere il denaro sottratto alle nostre buste paga. La spesa militare è passata dall’1,25 per cento del Pil fino a raggiungere un picco del 1,45 per cento mentre quella sanitaria è scesa di un punto percentuale, con una previsione per il 2020 che si aggira sul 6,5 per cento del Pil. Secondo i dati elaborati dall’Osservatorio Mil€x nel 2020 sono stati stanziati circa 26,3 miliardi in spese militari, un miliardo e mezzo in più rispetto al 2019. 5,9 miliardi di euro sono destinati all’acquisto di nuovi sistemi d’arma. Neppure l’epidemia ha fermato il business bellico. Anzi. La portaerei Cavour, costata 1,3 miliardi ed entrata in servizio nel 2009, è stata utilizzata per promuovere il made in Italy armiero nel mondo. Una nuova portaerei, la Trieste, varata lo scorso anno ci è costata 1,2 miliardi di euro. In piena pandemia il governo ha deciso di acquistare per la Marina Militare due sommergibili dal costo di 1,3 miliardi di euro, che saranno costruiti da Fincantieri. Le 36 missioni militari all’estero costano 1,3 miliardi l’anno. Negli ultimi 10 anni sono stati tagliati 43.000 posti di lavoro nella sanità. In Italia ci sono 3,2 posti letto ogni mille abitanti, contro i 4,7 della media europea. In Germania sono otto: inutile chiedersi perché lì la diffusione dell’epidemia sia stata controllata molto meglio che da noi. In Italia i posti letto (15mila euro l’uno) sono calati del 30 per cento tra il 2000 e il 2017. Dopo due mesi e mezzo di pandemia, la situazione non è migliorata: non ci sono state nuove assunzioni di medici, infermieri, assistenti sanitari, gli ospedali non sono luoghi sicuri né per chi ci lavora né per chi vi è ricoverato. Anche questo due giugno, che, come ogni anno verrà celebrato con cerimonie militari e appelli patriottici, non ci stiamo, non ci arruoliamo. Il nazionalismo è un virus mortale, che di anno in anno sta infettando la nostra società. Gli anziani sacrificati nelle RSA mentre si costruivano sommergibili da guerra sono l’emblema di regole sociali che è nostro impegno spezzare. Noi siamo con chi sciopera e lotta per non morire di lavoro, per avere un reddito e servizi sociali gratuiti e di qualità, con chi ha resistito alla militarizzazione ed ha creato reti solidali dal basso.
Gruppo Anarchico Germinal