Land grabbing, colonialismo e crisi ecologica

Il Land Grabbring è l’accaparramento massivo, “legale” o “illegale”, di terre da parte di multinazionali o entità nazionali o straniere a danno delle popolazioni locali.
“Terreni usati per coltivare, e poi esportare cibo, per i biodiesel, o come nuovo strumento per macinare profitti. Ma anche per progetti di estrazione mineraria, progetti industriali e turistici, urbanizzazione. A farne le spese, spesso, è il manto forestale. E le biodiversità.”[2]
Questo fenomeno sta cambiando la geografia politica ed economica e soprattutto sta modificando profondamente l’ambiente.
Il Land Grabbing dall’inizio del 2000 ha introdotto, una nuova ed inedita forma di colonialismo nel quale gli attori principali non sono gli Stati ma i grandi gruppi finanziari mondiali.
La terra viene trasformata in coltura estensiva per soddisfare le esigenze dell’agricoltura di speculazione e se non viene coltivata diventa uno strumento puramente finanziario.
La distruzione permanente degli habitat ecologici locali e la speculazione finanziaria avviano i territori in un percorso di “non ritorno” dove il prezzo lo pagano le popolazioni locali e soprattutto le donne, protagoniste, specie in Africa, dell’economia di sussistenza che finora garantiva il primario soddisfacimento dei bisogni locali.”
“Cina, Stati Uniti, Gran Bretagna, Svizzera, Canada e Russia sono i principali investitori. Mentre i principali paesi che vendono sono Perù, Repubblica Democratica del Congo, Ucraina, Brasile, le Filippine e la stessa Russia. Tra i continenti, a essere più colpita è l’Africa, dove tra i grandi investitori vi sono anche paesi del Medio Oriente quali Arabia Saudita, Qatar, Kuwait e Abu Dhabi.
Alcuni casi specifici riportati sono le operazioni di compagnie petrolifere in Amazzonia, l’estrazione di cobalto nella Repubblica Democratica del Congo, l’estrattivismo di petrolio e minerali in Perù e gli investimenti terrieri in Camerun e Angola.”[3]
«Il Land grabbing risponde ad una logica che va in direzione contraria a quella della sostenibilità. Ma la sostenibilità appare l’unico approccio ragionevole percorribile sul lungo termine» .
DOMENICA 5 DICEMBRE IN VIA DEL BOSCO 52 H.18 incontro con Daniele Ratti
Per permettere la partecipazione, tutelando al meglio possibile la salute collettiva, a ciascun partecipante verrà effettuato un tampone all’ingresso. Per questo vi chiediamo di arrivare con largo anticipo, a partire dalle 17.
Vi chiediamo pazienza, ma offriamo in cambio the, dolcetti e simpatia.

È molto molto molto gradita la prenotazione scrivendo alla mail: gruppoanarchicogerminal@hotmail.com

Gruppo Anarchico Germinal

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Nonunadimeno 25 NOVEMBRE: CORTEO SERALE IN CITTA

Un po’ in ritardo per il rischio restrizioni, possiamo finalmente dirvi che giovedì 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere, saremo per le strade di Trieste con un corteo che partirà alle ore 18 dalla fontana del Viale.
 
Vi mettiamo, in allegato, i volantini da stampare in formato A3. Sarebbe bello che ognuna provasse a stamparne alcuni e a diffonderli nei luoghi che frequentate. Quest’anno, tornare a occupare gli spazi pubblici con la nostra presenza fisica e con le nostre parole è necessario come non mai. E non possiamo farlo che insieme.
 
Qui di seguito, le ragioni per le quali ci sembra essenziale essere per le strade di Trieste il 25 novembre e per le strade di Roma il 27 novembre, per la manifestazione nazionale di Non una di meno:

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Dal corteo antimilitarista di Torino

Svariate centinaia di antimilitaristә hanno partecipato al corteo indetto dall’Assemblea Antimilitarista per il 20 novembre. La manifestazione, partita da Porta Palazzo, ha percorso le strade del centro sino a Porta Nuova.Il restyling d’immagine delle forze armate e del sistema militare/industriale italiano si infrangono di fronte alla crescita di un movimento di opposizione alla guerra ed al militarismo che si sta rinforzando anno dopo anno.  Continua a leggere il report.

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ALCUNE CONSIDERAZIONI SU REPRESSIONE, GREEN PASS E LIBERTÀ DI MANIFESTARE

Guardando alle vicende legate alle proteste contro l’introduzione del green pass e alle recenti evoluzioni a livello nazionale e cittadino, ci pare importante provare a mettere sul piatto alcuni punti.
Quanto segue non ha l’ambizione di essere un’analisi a tutto tondo, nè tantomeno una presa di posizione sulle mobilitazioni in sé. Più prosaicamente, vorremmo puntare l’attenzione su alcuni elementi la cui rilevanza e le cui implicazioni crediamo non possano essere ignorate, a prescindere dalle valutazioni sul movimento, per quanto lontane tra loro queste possano essere.
Nelle ultime settimane abbiamo visto un rapido innalzamento del livello di arbitrarietà della repressione istituzionale. Abbiamo assistito al conferimento di fogli di via dalla città sulla sola base dell’appartenenza politica; abbiamo visto emettere un daspo di un anno dalla capitale nei confronti dell’organizzatore di una manifestazione non autorizzata innocua – per quanto “folkloristica” e dalla dubbia utilità; è arrivato poi il divieto di manifestazione in una piazza, piazza Unità d’Italia, utilizzata esclusivamente come bel salotto per le navi da crociera, le cerimonie istituzionali e religiose, ma che non può farsi teatro del malcontento di chi abita le strade della città, per arrivare all’emanazione di un’ordinanza da parte del sindaco di Trieste Roberto Dipiazza che vorrebbe imporre ai promotori di una qualsiasi manifestazione la nomina di personale addetto al controllo del rispetto delle norme covid, non solo deresponsabilizzando i partecipanti alle manifestazioni stesse, ma lavandosi le mani da un compito che spetterebbe casomai alle forze del disordine. All’atto pratico, ci pare evidente che quest’ultima sia un’ordinanza nei fatti inapplicabile nella sua letterarietà: come potrebbe prevedere chi organizza una manifestazione con tale precisione il numero delle persone partecipanti? Quale autorità formale (che di una formale responsabilità si tratterebbe) potrebbe mettere in campo un eventuale “steward” qualora non venisse ascoltato? Ma soprattutto – se ridicolo dev’essere, che venga portato fino in fondo – ad ogni “pettorina gialla” verrebbero associate 100 specifiche persone? Da individuarsi come? Palette e numerini come i croceristi in libera uscita nelle città? E chi deve andare magari al bagno? Affida temporaneamente il suo gregge alla pettorina vicina? Il grottesco la fa da padrone. 

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Presidio antimilitarista del 6 novembre

Ieri mattina nonostante la bora e il freddo che ovviamente non ci hanno permesso di allestire la piazza come avremmo voluto siamo comunque soddisfatti della riuscita del presidio antimilitarista.
Quasi una 50ina di persone hanno partecipato alla nostra iniziativa sostenuta dal Coro Sociale: cartelloni, volantinaggio e tante canzoni antimilitariste hanno caratterizzato la nostra presenza. Questa iniziativa era solo una delle tante che in questi giorni si sono svolte in tutta italia per contestare le celebrazioni patriottiche e guerrafondaie del 4 novembre. Qui da noi oltre al presidio di ieri, il 4 novembre erano stati affissi alcuni striscioni antimilitaristi di cui uno di fronte agli uffici della Fincantieri. Vi ricordiamo che stiamo raccogliendo le adesioni per partecipare al corteo antimilitarista di Torino del 20 novembre.
Gruppo Anarchico Germinal

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4 novembre antimilitarista!

Come ogni anno compagne e compagni hanno voluto segnare in senso antimilitarista la nefasta data del 4 novembre, festa delle forze armate.

Sono stati affissi due striscioni, uno in luogo di passaggio (“4 novembre festa degli assassini”), e il secondo (“Le fabbriche di morte vanno riconvertite”) di fronte alla sede di Fincantieri (una delle maggiori aziende produttrici di armi in Italia) in centro città.

In tutto lo stivale in questi giorni sono state organizzate varie iniziative antimilitariste all’interno della campagna nazionale iniziata il 9 ottobre a Milano di cui la prossima tappa sarà il corteo del 20 novembre a Torino.

A Trieste l’appuntamento è per il presidio di sabato 6 dalle 11 in campo San Giacomo.

 

 

 

 

 

 

 

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Campagna antimilitarista e corteo a Torino

E’ partita da alcune settimane, dopo una riuscita assemblea a Milano, una campagna antimilitarista a livello nazionale che vedrà tra le prime scadenze una serie di iniziative per il 4 novembre (su questo a breve maggiori info) e poi il corteo a Torino di cui sotto trovate l’appello.
Per questo corteo stiamo organizzando una partenza collettiva dalla regione assieme ad altri gruppi della regione. Chi fosse interessat* ci contatti quanto prima.
 
L’assemblea antimilitarista creatasi dopo l’incontro di milano si è dotata di una pagina fbook e una instagram:
20 novembre corteo antimilitarista a Torino
Mercanti d’armi e missioni militari: colonialismo e buoni affari

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Video di “Anarchia contro il virus”

Abbiamo pubblicato sul nostro canale il video della presentazione tenutasi quest’estate a Trieste del libro “Anarchia contro il virus” di Zero in condotta.
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Grande festa per il varo della serranda!

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Appuntamenti di Nonunadimeno Trieste

SABATO 23 OTTOBRE, ORE 16, PIAZZA SANT’ANTONIO: PRESIDIO SENSIBILE/INVISIBILE
 
Avete mai sentito parlare di endometriosi, di fibromialgia o di vulvodinia?
Sono forme di dolore cronico che colpiscono in larghissima misura le donne e che vengono spesso identificate tardi e curate male.
Insieme a Fibromialgia News by CFU-Italia odv, Endometriosi FVG e Strada Si.Cura abbiamo pensato di scendere in piazza, domani alle 16, per raccontare il dolore cronico e condividere esperienze.
Nello stesso momento, NON UNA DI MENO in moltissime piazze italiane.
 
DOMENICA 24 OTTOBRE, TUTTA LA GIORNATA, GITA A VENEZIA PER LA MOSTRA UMBELLA
 
Domenica 24 ottobre Non una di meno Trieste organizza una trasferta a Venezia per l’inaugurazione della mostra Umbəlla: vent’anni di attivismo sotto gli ombrelli rossi. La mostra è curata da Agnese Reginaldo ed esplora e celebra ciò che è stato ottenuto fino ad ora ma è anche un’occasione per riflettere su quanto c’è ancora da imparare per concepire un futuro migliore per la comunità di sex workers.

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