Gli anni Novanta e Duemila

Al momento traumatico dello scoppio della guerra nella Jugoslavia, nella primavera del 1991, si cercò di discutere, tra mille difficoltà di ordine pratico, con tutti questi compagni in nome del comune ideale antinazionalista. Si verificò purtroppo l’impossibilità, anche negli ambienti dei giovani libertari sloveni, croati e serbi, di battere il prepotente spirito di appartenenza comunitario, per non dire nazionalista, scatenato dallo scontro violento in atto, che iniziava a mietere morti a migliaia. In pratica si impose la logica dei nuovi stati tra i compagni che, pochi mesi prima, nell’aprile 1990, avevano partecipato a decine al convegno triestino “Est, laboratorio di libertà”. Molti di loro pensavano di essere prima di tutto le vittime dell’altrui nazionalismo e, in quanto tali, di avere il diritto-dovere di difendersi accettando perciò la militarizzazione e la guerra. In pochi mesi gli anarchici triestini si resero conto della potenza dei mezzi di condizionamento in mano alle nuove élites statali: erano tramontate le precedenti idee di abolizione delle gabbie nazionali, base dell’internazionalismo anarchico da più di un secolo. Nel maggio 1992 si tenne in sede un ulteriore convegno tra compagni della ex Jugoslavia per ricucire le solidarietà distrutte dal conflitto in corso, ma il risultato fu minimo. Inoltre chi non stava accettando il processo di statalizzazione del pensiero e della vita sociale, simile in ogni ex repubblica jugoslava, decise di emigrare alla ricerca di un clima meno oppressivo.

Sempre nel campo antibellicista e antimilitarista il Germinal aveva dato prova di una sorprendente capacità di mobilitazione e di efficace coordinamento. Nel gennaio 1991 la sede ritornò troppo piccola per le centinaia di persone che ruotavano attorno al movimento cittadino contro la Guerra del Golfo. Al primo bombardamento di Bagdad rispondemmo con uno sciopero e un corteo di varie centinaia di studenti che si ripropose ogni mattina per quasi una settimana. A Trieste si realizzò, il 15 febbraio, il primo sciopero generale contro la guerra che anticipò quello indetto dai sindacati di base in tutta Italia per il sabato successivo. Anche in questo caso l’organizzazione promotrice, a cui parteciparono decine di attivisti libertari, pacifisti e antimperialisti, ruotò attorno a via Mazzini 11, luogo automaticamente eletto dai vari gruppi che si collocavano al di fuori di ogni partito. (In quei mesi il PCI si era appena sciolto e i suoi eredi, paralizzati dai problemi di ricostruzione di un apparato burocratico e rappresentativo, restarono praticamente inattivi di fronte alla guerra). Si riuscì a bloccare vari uffici pubblici e a svolgere un corteo cittadino con circa 300 adesioni. Non era poco considerando il punto di partenza.

Anche a Trieste – seppur in forma minore rispetto ad altre città – scoppia il fenomeno dei Centri Sociali e si costituisce il Collettivo “Infrazione” composto da decine di giovani e non (anarchici, autonomi, punks e individualità) che si ritrova settimanalmente in via Mazzini. Nel giugno del 1992 il Collettivo occupa, una ex casa del popolo in disuso, di proprietà del PDS. Si tratta della prima occupazione in città, dopo quella storica del 1977.

Un mese ricco di iniziative e il PDS fa sgomberare e murare l’edificio che tuttora è inutilizzato. Il collettivo proseguirà per alcuni mesi la propria attività per poi sciogliersi. Una parte di esso, facente per lo più riferimento all’autonomia operaia, fonderà il Collettivo per gli spazi sociali e avrà una storia a sé. In quei mesi iniziano a frequentare la sede alcuni giovani studenti medi che assieme ad altri compagni provenienti dal Collettivo Infrazione partecipano ai movimenti studenteschi con volantinaggi, spezzoni ai cortei ecc. Seppur in modo frammentario e caotico ma anche fresco e iconoclasta dopo anni vi è una presenza visibile degli anarchici fra gli studenti medi e universitari con la partecipazione di alcuni compagni anche all’occupazione del dipartimento di storia nel ‘94. E’ proprio in seguito a quell’esperienza che alcuni universitari iniziano a frequentare la sede rimpinguando così il “gruppo giovanile”. Sempre in quel periodo finisce purtroppo l’esperienza di Radio Onda Libera, erede diretta di Radio Libertaria. Anche a causa dell’esiguità di forze e dell’inesperienza dei compagni più giovani, vi entrano in massa gli autonomi del Collettivo per gli spazi sociali, una prassi che si stava imponendo in tutte le radio libere del nord-est, inglobate poi da Radio Sherwood. Se da una parte vi è un indubbio rilancio della radio, la loro pratica autoritaria porta ad un inevitabile scontro con la componente libertaria che abbandonerà la radio, che diverrà Radio Balkan e chiuderà qualche anno più tardi.

Dal gruppo ormai affiatato di giovani – con il supporto delle compagne e dei compagni, più scafati, del Gruppo Germinal – partono tantissime iniziative: dibattiti, continue affissioni di manifesti e adesivi, scritte, produzione di opuscoli, partecipazione a incontri e iniziative nazionali, solidarietà concreta ai compagni colpiti dalla repressione, presidi e azioni dirette fortemente simboliche, specie in chiave antimilitarista, che in qualche caso riescono a “bucare” l’informazione ufficiale. Viene organizzata anche una “pedalata sediziosa” in giro per la città (una sorta di critical mass ante litteram!).

Purtroppo il 1996 vede il rigurgito della presenza dei fascisti che riprendono a effettuare numerose aggressioni spesso coperti dalla polizia. Lo scontro fisico si concentra soprattutto contro gli autonomi (che cadranno nella logica di guerra per bande) ma anche due dei nostri compagni vengono aggrediti davanti ad un bar; all’azione squadristica reagiremo con un piccolo corteo. L’anno successivo l’attenzione dei fascisti si allarga all’aggregazione “alternativa” di giovani che si ritrova ogni giorno nella centralissima piazza Oberdan. Sono mesi difficilissimi per noi: guardarsi alle spalle quando si cammina in centro, pedinamenti, intimidazioni, aggressioni, sono quotidiani. La tensione sale finché in settembre un gruppo di compagni (anarchici e non) e antifascisti provenienti da piazza Oberdan si scontra violentemente in viale XX settembre (storica zona fascista) con gli squadristi. L’episodio dà il pretesto alla Questura per un giro di vite contro i fascisti più violenti (dopo oltre un anno di totale impunità) e contro di noi. Vengono perquisite le case di tutti i compagni più giovani e la sede di via Mazzini e spiccate numerose denunce per rissa aggravata e altre imputazioni. Queste denunce non saranno le sole di quel periodo che vedrà accentuarsi la pressione poliziesca nei nostri confronti con continui fermi, controlli, intimidazioni, ecc.

Le attività non si limiteranno, però, a contrastare fasci e sbirri . Importante è, in particolare, la campagna di solidarietà nei confronti di un compagno obiettore totale (il primo nella storia locale). Molti compagn* daranno inoltre un grosso contributo alla fiera dell’autogestione a Prato Carnico nel settembre.

L’accumularsi di tensioni dovute sia a ragioni interne al movimento anarchico triestino che a tutte le pressioni esterne, veramente da panico, porta, verso la fine dell’anno, alcuni compagn* ad allontanarsi dall’attività.

All’inizio del ‘98 si acuisce, fino a diventare insanabile, la spaccatura politica fra lo storico Gruppo Germinal e alcuni dei giovani da una parte, e il resto dei compagni nel frattempo avvicinatisi principalmente all’area insurrezionalista dall’altra. La rottura è inevitabile e la convivenza impossibile…nel marzo di quell’anno dopo alcune infuocate riunioni la maggior parte dei compagn* giovani abbandona la sede seguendo strade diverse. Il momento è difficilissimo…si è rimasti in pochi e la polizia ci sta con il fiato sul collo. Si riparte anche con l’aiuto di alcuni compagni, studenti fuori sede, provenienti dalla regione.

Nel 1999, partecipiamo alle mobilitazioni in piazza contro l’intervento dell’esercito italiano in Serbia. Prosegue anche l’attività culturale e di propaganda con numerosi dibattiti pubblici che registrano di una discreta affluenza.

Riusciamo anche ad organizzare con grande successo una bella festa con varie iniziative collaterali in occasione dei trent’anni nella sede di via Mazzini: oltre un centinaio di compagni e compagne brinderanno con noi stipandosi in ogni angolo.

L’inaspettata contestazione del vertice del WTO a Seattle di fine novembre vede gli anarchici in prima fila e ci fa volare con l’immaginario e con i sogni; finalmente alcuni studenti medi si fanno vedere in sede e partecipano alle attività.

Nel 2000 la situazione in sede si consolida e l’attività riprende con un rinnovato contatto e scambio con le realtà anarchiche della regione.

Si forma il Collettivo studentesco “Fragole e sangue” che inizierà le proprie attività trovandosi settimanalmente in sede. In questo positivo clima di crescita non potevano mancare le provocazioni di fascisti e polizia. In settembre due aggressioni nel giro di pochi giorni in piazza Oberdan portano al ferimento di due ragazzi. La rabbia fra i frequentatori della piazza è tanta…viene naturale ritrovarsi nella sede del Germinal invasa da decine e decine di ragazzi anche giovanissimi. Si decide di organizzare subito una manifestazione (non autorizzata), anche con lo scopo di ostacolare un corteo promosso da Fiamma Tricolore contro il bilinguismo. Nella serata che precede la manifestazione un ordigno rudimentale scoppia a poche decine di metri da via Mazzini davanti alla sede dell’INCE (iniziativa centro-europea per il commercio con l’estero) provocando danni irrisori. Alcuni compagni che si trovano in sede, sentito il botto e scesi per vedere l’accaduto, vengono fermati dagli sbirri, perquisite le loro case e denunciati come autori dell’attentato poi rivendicato da un gruppetto filo-BR (anni dopo si saprà che un presunto mitomane era stato l’autore di queste rivendicazioni). Il giorno successivo in una piazza controllata da centinaia di agenti in tenuta antisommossa, 200-300 antifascist* danno vita ad un sit-in che impedisce il passaggio al corteo degli squadristi, formato da meno di cento lugubri figuri. Saranno più di un’ottantina le multe per blocco stradale che fioccheranno nei mesi successivi e che serviranno soprattutto come forma di intimidazione verso i più giovani.

La montatura contro i compagni ed i loro amici per l’attentato all’INCE si scioglierà come neve al sole e vedrà una capillare campagna di controinformazione e solidarietà con iniziative organizzate a livello regionale e un corteo per le vie del centro.

Sono gli anni in cui in tutta Italia nascono i Social forum. Pur scegliendo di restarne fuori, il gruppo decide di partecipare alle singole iniziative. In occasione del G8 sull’ambiente che si svolge a Trieste nel marzo 2001, con i ministri dell’ambiente riuniti in una città superblindata, ci si oppone con una forte mobilitazione.

Ma il 2001 è anche l’anno di Genova. Il gruppo aderisce al percorso di “Anarchici contro il G8” e partecipiamo a quelle convulse, esaltanti e terribili giornate. Tornati sani e salvi partecipiamo alle mobilitazioni dei giorni successivi contrastando i tentativi di attribuire ai Black Bloc la responsabilità della brutale repressione poliziesca. In quei giorni il salone della nostra sede, aperto per un’assemblea, trabocca di persone ansiose di raccontare la loro esperienza e condividerla. Nuovi compagni e simpatizzanti frequentano la sede e il gruppo. Arriva l’11 settembre, l’attacco alle Torri gemelle e la guerra all’Afghanistan. La propaganda militarista raggiunge livelli mai visti in anni recenti. Si riunisce in sede l’Assemblea Antimilitarista, costituita non solo da anarchici, che dà vita per alcuni mesi ad una presenza settimanale in piazza, con volantinaggi e controinformazione.

Gli anni successivi vedono un ulteriore consolidamento dell’attività che si dirama in varie direzioni: partecipazione alle mobilitazioni cittadine, presenza dei compagni nei movimenti studenteschi e dibattiti.

Alla recrudescenza della guerra in Iraq nel 2003 la città si mobilita, come da molto tempo non accadeva. Siamo presenti in tutti gli ambiti e si partecipa anche alle manifestazioni davanti alla base americana di Aviano e ai cortei nazionali indetti dal movimento anarchico.

Quell’anno, assieme a tante altre persone solidali, molti compagni si impegnano per dare una mano concreta agli immigrati alle prese con la sanatoria della Bossi-Fini: decine saranno i migranti che grazie a questa rete di supporto riusciranno a strappare il permesso di soggiorno.

Il 2004 si apre con la prima iniziativa anarchica a livello regionale in piazza a Gorizia contro la costruzione di un CPT a Gradisca d’Isonzo. E’ solo l’inizio di un impegno difficile, lungo e costante che vede tuttora i compagni molto attivi.

Nel 2005 vengono effettuati numerosi lavori di miglioramento e rinnovamento del Germinal. Viene spostata, sistemata e ampliata la biblioteca della sede che conta oltre duemila volumi. A fine anno viene inaugurata con un bel ciclo di iniziative, molto partecipate, la biblioteca sociale “Umberto Tommasini” in occasione dei venticinque anni dalla sua morte.

L’inizio del 2006 è segnato dall’estremo tentativo di impedire, assieme agli altri movimenti, l’apertura del CPT con l’attuazione di blocchi respinti dalla polizia a suon di manganellate.

E siamo a oggi: con la presenza alle mobilitazioni nazionali e la solidarietà ai movimenti contro la base militare di Vicenza e ai NOTAV sia della Val di Susa che della Bassa Friulana.

La notizia dello sfratto dalla sede ci porta ad organizzare un’assemblea di tutti gli abitanti del palazzo per vedere il da farsi e come resistere.

Ricordiamo l’ultimo grande evento che ci ha visto impegnati: il corteo del 12 maggio scorso quando 1200 persone dei comitati popolari sfilarono fin sotto il palazzo della Regione per contestarne le politiche in materia ambientale. Anche in questo caso, oltre a essere presenti con il nostro spezzone, ci si è fatti in quattro per spingere e organizzare la manifestazione. Ma non dimentichiamo l’ennesima aggressione fascista condotta a maggio, contro un presidio di protesta dei senzacasa: un nostro compagno che vi partecipava solidalmente viene picchiato e finisce all’ospedale. La storia ovviamente continua…