Comunicato stampa sulla morte di Francesco Pinna.

Si continua a morire sui luoghi di lavoro, a Trieste come ovunque. La tragica morte di Francesco Pinna si va ad aggiungere al lungo elenco dei morti e dei feriti di questo ultimo mese (neanche un mese fa era morto schiacciato da un masso un operaio nella cava di Duino Aurisina mentre nello stesso giorno giorno della morte di Francesco tre operai sono rimasti gravemente feriti nel cantiere in Stazione Marittima).

I morti sul lavoro fanno poca notizia, tranne che in casi eclatanti come questo dove la vittima era giovane e lavorava al palco per il concerto di Jovanotti.

Ora inizierà il solito ipocrita coro di cordoglio da parte delle istituzioni, degli imprenditori e dei sindacati di Stato, ossia i maggiori responsabili di questa situazione intollerabile.

Quello su cui vogliamo far riflettere è che questa morte, come tutte le morti sul lavoro, non è dovuta alla negligenza criminale della singola ditta o cooperativa di turno (vi sono spessissimo anche queste ovviamente), ma all’intero sistema di lavoro e produzione. Si lavora sempre più veloci, sempre più malpagati, sempre più precari, sempre più vessati dal capetto di turno. E questo perché nella nostra società il profitto a qualsiasi costo è l’unico vero motore dell’economia. Chiedere “più sicurezza” e  “nuove leggi” non serve a nulla quando i ritmi di lavoro continuano ad aumentare, quando si chiede di fare sempre di più in sempre meno tempo. La sicurezza è prevista solo quando è compatibile con i bilanci: se il costo è inferiore a quello che le aziende dovrebbero sostenere per danni in caso di incidenti, se i morti costano meno degli investimenti sulla sicurezza allora meglio i morti.

Sono anni che ci dicono che le “morti bianche” e i feriti sono in diminuzione ma sappiamo che è una menzogna. Gli ambiti sempre più ampi di lavoro precario, in nero, sottopagato, nonché quelli in cui è praticato un vero e proprio sfruttamento schiavistico, in particolar modo nei confronti degli immigrati, fanno sì che tantissimi morti e feriti non rientrino in nessuna casistica ufficiale.

Questa morte ci ha colpito particolarmente perché sotto quel groviglio di tubi poteva esserci anche qualcuno di noi o nostri amici e compagni che in quel settore hanno lavorato, come centinaia di ragazzi in città.

Siamo vicini e solidali con tutti coloro che hanno amato e apprezzato Francesco Pinna, ai familiari, agli amici e colleghi, così come con quelli di tutti i morti sul lavoro perché, anche se non li conosciamo personalmente, le loro morti non possono che toccare i cuori di tutte e tutti coloro che lottano contro questa società assassina basata sullo sfruttamento e sul disprezzo per la vita umana.

Le donne e gli uomini che muoiono e soffrono di lavoro, non li dimentichiamo mai!

 

 

Gruppo Anarchico Germinal

 

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