In memoria di Dario Pacor

La morte improvvisa di Dario ci ha lasciato nell’incredulità: tant* di noi lo hanno avuto accanto in decenni di lotte in città, una presenza importante e stimolante.

Dario inizia la sua attività politica da giovanissimo, a quindici anni, e il 1977 è il suo battesimo nella lotta. Aderisce subito all’area dell’Autonomia Operaia a cui farà riferimento per i successivi vent’anni. Negli anni ottanta è in prima fila in tutte le mobilitazioni cittadine: contro la centrale a carbone, per il boicottaggio del Sudafrica dell’apartheid, contro il sincrotrone, nelle lotte antinucleari e per denunciare l’omicidio di Pedro. L’internazionalismo è per lui una pratica concreta e in quegli anni si reca sia in Palestina che in Nicaragua.

All’inizio degli anni novanta è fra in prima fila contro la guerra in Iraq e poi nel nascente movimento dei centri sociali, prima con il Collettivo Infrazione e poi con il Collettivo per gli Spazi Sociali. Finita quell’esperienza Dario rimarrà per anni senza una realtà di riferimento ma continuerà ad essere presente in tutte le manifestazioni. Ritornerà in pista negli anni successivi nel Collettivo No Tav di Trieste e del Carso e nel nodo locale del BDS. Con la pandemia del Covid Dario, inizia un impegno nel variegato movimento che si batte contro l’obbligo vaccinale e il green pass, uscendone dopo un paio d’anni per l’involuzione di quella realtà, dove, fra le altre cose, vi è un diffuso negazionismo nei confronti del cambiamento climatico, tema a lui particolarmente caro, da sempre in prima fila nei movimenti ecologisti.

Dario è stato un comunista per tutta la sua vita ma era anche profondamente libertario nel suo modo di fare militanza e soprattutto nel relazionarsi con il resto del movimento. Abbiamo percorso tanti pezzi di strada assieme ed anche quando ci si è trovati in disaccordo, a volte anche in modo profondo, non è mai venuta meno la stima reciproca e il rispetto. E’ stato anche estremamente solidale quando abbiamo aperto la nostra sede di via del Bosco 52, dandoci una mano importante per i lavori dell’impianto elettrico, del resto Dario era universalmente riconosciuto come “l’elettricista del movimento”.

Di Dario ricordiamo anche le ore di confronto e discussioni infinite sullo stato del “movimento”, sulle cose da fare e non fare, e aveva sempre un punto di vista ragionato e pungente, non mancandogli certo la vis polemica.

Di una cosa abbiamo certezza, tutt* noi abbiamo perso un compagno che ci ha dato tanto e che ricorderemo sempre.

Un saluto a pugno chiuso

Ciao Dario

Le compagne e i compagni del Gruppo Anarchico Germinal

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