Ricordando Paola

Il 22 dicembre la nostra compagna Paola Mazzaroli (a destra nella foto il 1 maggio 2017) ci ha lasciato. Qui sotto pubblichiamo il ricordo che apparirà su Umanità Nova e di seguito quello che apparirà su Sicilia Libertaria. Infine il ricordo delle Dumbles lo trovate qui.

se non posso ballare, questa non è la mia rivoluzione”

Il 22 dicembre Paola, dopo un anno di malattia, ha finito di soffrire. Aveva 62 anni. E’ stata militante del Gruppo Germinal per più di 40 anni.

Molte persone hanno mandato le loro condoglianze e molte hanno espresso quello che Paola aveva rappresentato per loro. Il più delle volte nei messaggi si trovano le parole “sorridente, impegno, fare”.

Quelli a lei più vicini si permettevano anche “condizionante, testarda”. Penso che per ognuno di noi, se si vuole essere sinceri e non scadere in panegirici senza senso, possa emergere questo dualismo. La volontà di essere anarchici in mezzo alla difficoltà di esserlo veramente. Che fatica sia l’una che l’altra!

Paola ragazzina. La seconda di tre sorelle. Una madre molto amata, un padre inviso. La volontà di uscire da quel luogo, spesso atroce, chiamato “famiglia”. Va alle superiori, istituto odontotecnico. Qui ha la fortuna di conoscere Patrizia che indossa la divisa scura dell’Istituto di accoglienza in cui vive; è diversa dalle altre ragazze che sfoggiano minigonne e calze di nylon. Patrizia si siede in fondo all’aula, sola, isolata. Paola se ne accorge, lascia il suo banco e le si siede vicino. E’ il primo segnale di una sensibilità latente e della decisione che la porta a saper dove e con chi stare.

Inoltre Patrizia conosce già l’ambiente libertario; ha fatto qualche esperienza di tipo antimilitarista. E’ lei che la porta in via Mazzini 11 nell’autunno del 1975. Lì conosce giovani e vecchi del Germinal e Umberto Tommasini; scopre di essere anarchica senza saperlo.

Paola poteva essere molto rigida se le cose non venivano fatte alla sua maniera, essere dura con gli altri e con se stessa, ma aveva anche una grande capacità di rapportarsi in modo eccellente con i lontani.

Una solidarietà immediata, quella di Paola: l’empatia con i bambini (prima i miei nipoti, poi i suoi, poi i bambini di Urupia e infine l’affetto sconfinato per la bisnipotina Estrella, nella cui mente non ancora condizionata si immedesimava completamente). Empatia con i “pazzerelloni” che, dopo l’apertura dell’Ospedale Psichiatrico di San Giovanni, spesso passavano per la sede.

Anarchia vitale”, “anarchia sotto la pelle”. “Cosa sarebbe stata la mia vita se non avessi incontrato l’anarchia?”

Tantissimo impegno in tanti campi, tantissime curiosità, tantissimi conoscenti e amici in città, sul Carso, in Italia, un po’ in giro per l’Europa.

Prima lavora in uno studio odontotecnico, poi come tecnico di laboratorio nella scuola “Galvani” dove aveva studiato; poi lascia l’insegnamento perché troppo intrappolato nella burocrazia e nelle scadenze ufficiali. Poi il tentativo di inserirsi nella Comune Urupia con la quale ha sempre mantenuto fortissimi rapporti, anche quando aveva deciso di non fermarvisi.

Il lavoro manuale inteso sia come impresa artistica (scolpire la pietra) che come artigianato (il lavello in pietra carsica per la sua cucina), la scoperta delle erbe per curarsi e per mangiarle, il piacere di cucinare per sé e per gli altri (Casa Gialla del Popolo, il ristorante Spazzacamino, le cenette in sede prima di riunione invece della solita pizza), la pittura. Lo studio del corpo attraverso il metodo Feldenkreis, i viaggi in giro per l’Italia e nel mondo per conoscere e poi mantenere contatti. L’amore per la lettura (tanta fantascienza, ma non solo), per il cinema, per i fumetti (Andrea Pazienza). L’esperienza del coro Voci Arcutinate, da lei promosso con Adriana e Chiara che all’inizio le aveva dato piacere e molte soddisfazioni.

E poi il lavoro politico con il Gruppo Germinal durato tutta la vita. La lotta antimilitarista, il ’77 vissuto come scontro a tutti i livelli e contestazione profonda, la rabbia per l’uccisione di Pedro (un autonomo ucciso dalla polizia a Trieste nel 1985), la partecipazione a Radio Libertaria poi Onda Libera (bellissime le trasmissioni legate alla controinformazione con letture, assieme a me, di Umanità Nova, A, Frigidaire, il Male), il lavoro nella libreria Utopia 3 fino all’81. Le proteste contro le nuove guerre che dopo anni di “pace” stavano riprendendo piede, l’impegno ecologista a seguito del disastro nucleare di Chernobil e la lotta contro la più vicina centrale a carbone di Monfalcone, i contatti con i paesi della vicina ex Jugoslavia per la preparazione del convegno “Est, laboratorio di Libertà” dell’aprile 1990, quello sull’autogestione in Carnia. Ancora il femminismo, il laicismo, il sostegno alla lotta contro Tav, Muos…

Un altro grosso impegno era la redazione e la diffusione di “Germinal”; riuscì a far uscire il numero 125, nonostante la malattia, nel maggio del 2017.

L’avvicinamento alla Mag 6 di Reggio Emilia e ai suoi corsi di formazione, cosa che poi ci ha permesso di acquistare la sede di via del Bosco per la cui ristrutturazione ha profuso tutte le sue conoscenze e l’impegno.

I contatti con la FAI e l’insistenza affinché il Gruppo Anarchico Germinal mantenesse un impegno anarchico specifico e non si annacquasse in iniziative di massa di tipo riformista.

L’elenco sarebbe lunghissimo. Non c’è quasi modo di farlo in così poco tempo. Ognuno di noi sa quando l’ha avuta vicina in qualche lotta. E aveva ancora in mente altri progetti da realizzare.

Ci mancherai per l’ostinazione e l’attenta solidarietà, i sogni e i colori, il canto e le erbe, per la tua anarchia.

CA

 

 

PAOLA. O dell’Anarchia vitale.

La compagna Paola Mazzaroli del Gruppo Anarchico Germinal di Trieste ci ha lasciati/e il 22 dicembre scorso dopo una lunga malattia. Aveva 62 anni.

Le molteplici attività di Paola mi inducono a riflettere sui molti modi possibili e concreti di vedere, e vivere fino in fondo, l’Anarchia.

Talvolta diceva:”Cosa sarebbe stata la mia vita se non avessi incontrato l’Anarchia?”. In effetti le si addiceva una visione decisamente antiautoritaria del mondo, un approccio al di fuori di schemi istituzionali gerarchici e inevitabilmente oppressivi.

Paola era spontaneamente portata al riconoscimento dell’eguaglianza quale base fondamentale dei rapporti umani. Perciò comunicava in modo naturale con gli studenti, quando lavorò (negli anni Ottanta) come docente in un istituto tecnico, o con i “pazzerelloni” (verso la fine degli Anni Settanta) al tempo dei contatti con il mondo del disagio mentale quando a Trieste si stavano aprendo le porte dell’Ospedale Psichiatrico mettendo alla prova la tolleranza cittadina.

La sua inclinazione lavorativa ruotava attorno alla valorizzazione dell’attività manuale, concreta, tangibile. Così si esaltava per la lavorazione della pietra carsica, per la raccolta delle erbe selvatiche, per la pittura informale, per la cucina sempre diversa. Su questo ultimo punto scrisse delle pagine originali e molto vive.

Il rifiuto della logica burocratica e delle scadenze formali la spinse ad abbandonare un lavoro a tempo indeterminato nella scuola. Ad ogni modo riuscì a conoscere varie città, soprattutto del Sud, partecipando a commissioni d’esame di maturità. In particolare a Napoli godette pienamente dello spirito creativo e irregolare dei partenopei di cui ammirava il gusto di vivere in ogni situazione. Parlava spesso, e con enorme contentezza, delle uscite in mare con un compagno d’Ischia con problemi fisici: insieme vogavano e ridevano delle proprie difficoltà.

Per non sottostare alla gerarchia istituzionale o produttiva, aveva quindi scelto la modalità artigianale con tutte le conseguenze stimolanti e da queste traeva la forza per superare gli ostacoli. Alla ricerca di spazi di vita libera e solidale, aveva vissuto una lunga esperienza all’interno della Comune Urupia, non a caso nel Sud Italia e dedita alla produzione agricola. Paola diventò poi un riferimento stabile per la diffusione dei prodotti di Urupia, risultato di un ambiente dove sembrava possibile superare i condizionamenti dello Stato e del mercato.

Analogamente strinse rapporti stretti con una realtà di sostegno finanziario alle attività autogestite, la MAG 6 di Reggio Emilia. Grazie al suo stimolo, il Gruppo Germinal chiese e ottenne dalla MAG6 un grosso prestito a lunga scadenza per l’acquisto della sede nella quale operiamo.

Per lei gli anni Settanta avevano rappresentato la “iniziazione” all’anarchismo in un contesto sociale nel quale lo scontro antiautoritario era vero e sentito. Non a caso, l’anno scorso, in occasione del quarantennale del 1977, avrebbe voluto che lo si ricordasse con la dovuta attenzione. Il Settantasette fece intuire, pure a lei, una società davvero alternativa, un progetto globale che non si poteva certo esaurire né riassumere in una lotta armata di avanguardia.

L’anno dopo, proprio a pochi metri dall’attuale sede, il Germinal aprì, con un paio di simpatizzanti, la libreria Utopia 3, un luogo che significò un impegno totale per Paola attiva ogni giorno per tre anni in questa sfida culturale ad una città sostanzialmente nostalgica e qualunquista. Qui si inaugurarono le prime presentazioni di libri a Trieste (una quarantina), qui si misero in circolazione libri e riviste che offrivano una lettura libertaria per militanti e per bambini. In questo periodo funzionò pure un’altra forma di comunicazione alternativa: Radio Libertaria. Paola vi collaborava con entusiasmo e costanza e riteneva, molto giustamente, che si trattasse di uno strumento di seria propaganda delle idee, della storia e delle iniziative alternative in corso. Anche questa esperienza finì in modo conflittuale, ma non dissuase Paola dal continuare nella militanza.

Il suo interesse principale, che maturò negli anni Novanta, derivò dalla scoperta delle innovazioni, teoriche e pratiche, portate dal femminismo. Vi vedeva forti affinità con la lotta antiautoritaria a tutti i livelli, pure nei rapporti interpersonali e nelle relazioni di genere. Il suo femminismo spiccatamente extraistituzionale valorizzava specialmente i nuovi movimenti delle donne curde che non si limitavano all’inevitabile lotta armata, ma stavano contribuendo alla nascita di una nuova società basata sull’uguaglianza tra le persone, la laicità, l’ecologia, l’autonomia federale.

Negli ultimi tempi, com’è naturale, lo spirito anarchico di Paola dovette fare i conti con una condizione personale di debolezza fisica, ma lei reagì insistendo nell’impegno in modo quasi disperato. Ancora la vediamo al corteo del Primo Maggio scorso diffondere il “Germinal” n. 125, in pratica l’unica voce di dissenso e critica superstite a Trieste della dozzina di testate circolanti

nel Primo Maggio degli anni Settanta. Per diversi anni lei si concentrò a preparare e presentare il nostro foglio come risultato di un lavoro di coordinamento fra gruppi e singoli. Le fasi finali del “Germinal” in sostanza ruotavano attorno alla sua persona.

Paola aveva poi promosso realtà vicine nelle quali, come nel caso del Coro delle Voci Arcutinate, riuniva il proprio desiderio di liberazione completa con il piacere di espressione artistica.

Grazie Paola, per il tuo contributo generoso e originale, per le discussioni sincere e animate, per la pronta risposta alle mille provocazioni dell’autoritarismo disumano e soffocante.

La festa che Paola aveva voluto al posto del funerale si svolgerà nella sede del Germinal, in via del Bosco 52/A sabato 27 gennaio dalle ore 17 in poi. Coloro che l’hanno conosciuta sono invitati/e a portare un ricordo personale.

Claudio Venza

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