Sulla necessità di un intransigente anarchismo moderato – I

Stavamo parlando, con una coppia di
amici, delle mie motivazioni per l’anarchia. Spiegavo il mio punto di
vista secondo cui qualsiasi sistema di moderazione, incanalamento e
depotenziamento del potere si adotti, chi il potere lo desidera trova
invariabilmente il modo per venire a galla della struttura sociale
utilizzando gli stessi meccanismi che avrebbero dovuto incanalare le
spinte alla supremazia in rivoli innocui o addirittura utili per la
società. Per questo, a mio parere, il potere va abolito e non
amministrato. Stava procedendo tutto bene-credo di saper essere
discretamente convincente quando parlo, a volte- quando lei, di
colpo, mi ha chiesto dei paesi nordici. Non sarebbe meglio, e anche
più semplice, pensare a costruire un posto dove la democrazia
semplicemente funziona, dove i dipendenti statali lavorano veramente
per il pubblico, dove i servizi sociali funzionano, e i parlamentari
non hanno paghe da far vomitare? E se proprio vogliamo esagerare,
perchè non una democrazia estremamente decentrata, dove le questioni
ecologiche sono in primo piano, dove la scuola non è una prigione
per allievi e professori e dove la gente ha dei meccanismi collettivi
di decisione funzionanti e continuamente applicati?

Avrei potuto risponderle che non sono
mai stato nei paesi nordici, ma che dubito che lassù le cose siano veramente così rosee come ce le immaginiamo noi. Avrei potuto
parlare degli alti tassi di alcolismo (credo che ci siano, mi pare),
o del fatto che comunque un ricco è un ricco e un povero è un
povero. Avrei potuto dire che un parlamento funzionante, una
burocrazia efficiente e un datore di lavoro che rispetta
scrupolosamente tutti i tuoi ampi diritti contrattuali non sono altro
che un padrone benevolo, e che io non voglio padroni. Infine, avrei
potuto rispondere che probabilmente
l’economia di quelle parti si basa, tanto quanto la nostra, su un
indecente sfruttamento delle risorse del terzo mondo, anche se non
dispongo di dati precisi in proposito. Avrei potuto ma non l’ho
fatto, abbacinata da questa visione dei silenziosi paesi nordici e di
tanti omini che si muovono tranquilli tranquilli sotto un’aurora
boreale. Me ne sono rimasta lì in silenzio e ho borbottato qualcosa.

Sto invecchiando, cazzo.

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Una risposta a Sulla necessità di un intransigente anarchismo moderato – I

  1. Ivan scrive:

    Ciao,

    A dire il vero io non vedo nessuna contraddizione tra l’essere anarchici e saper operare delle distinizioni tra i regimi “non anarchici”.
    In primo luogo quando scrivi: “Non sarebbe meglio, e anche
    più semplice, pensare a costruire un posto dove la democrazia
    semplicemente funziona”, tu sembri ritenere che l’Anarchia sia anti democratica, mentre io ritengo che essa sia il compimento ultimo di uno sviluppo storico della democrazia, in altre parole la più alta forma di Democrazia compiuta.
    Che ci siano delle significative differenze di autoritarismo all’interno dei vari regimi “non anarchici” mi sembra un semplice dato di fatto, non credo che si possa ragionevolmente sostenere che il Cile di Pinochet e quello di Allende, o la Spagna franchista e quella repubblicana fossero la stessa cosa, così non la pensavano certo le migliaia di anarchici che hanno combattuto per la Repubblica (non certo anarchica) contro il fascismo.
    Per cui sicuramente i paesi nordici che tu citi saranno per certi versi superiori e più avanzati di altri paesi (come l’Italia berlusconiana), tuttavia “essere più avanzati” non vuol dire essere perfetti. Avere un tasso di ingiustizie e squilibri oggettivamente minore di altri non vuol dire che quelle ingiustizie e quegli squilibri non vadano anch’essi combattuti e che non si debba, anche in quei paesi, lottare per una socitetà sempre più giusta.

    Ciao.

    Ivan

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