Autogoverno e resistenza popolare in Rojava

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Kobane è la città del Kurdistan siriano sotto attacco da parte delle milizie
di ISIS.
A Kobane e nella regione del Rojava la popolazione ha dato vita, da più di
due anni, a forme di sperimentazione più o meno ampie di autogoverno
territoriale e di superamento delle discriminazioni di genere. E’ una
regione del nord della Siria, abitata in prevalenza da gente di lingua curda
ma anche assira, caldea, turca, armena, araba.
Si tratta di una zona da troppo tempo scenario di scontri di potere, tanto
su base regionale quanto globale, che continuano a martoriare la
popolazione.
Lo sanno bene gli uomini e le donne in armi che difendono la propria
autonomia non solo dalle truppe dell’ISIS ma anche dalle pressioni degli
Stati Uniti, che subordinano il proprio appoggio alla resistenza alla rinuncia
all’esperienza di autogoverno popolare. Le frontiere con la Turchia restano
serrate per i volontari e le armi dirette a Kobane sotto assedio, così come
per chi è in fuga dalle zone occupate; l’esercito turco non si è fatto
scrupolo a sparare sugli attivisti accorsi in aiuto dei profughi. Il passaggio
però è garantito alle truppe del Kurdistan iracheno, regione controllata da
vent’anni dal PDK, partito filo statunitense di Barzani. Il PDK nei mesi
scorsi ha di fatto lasciato a ISIS campo libero, ritirandosi di fronte
all’avanzata senza curarsi della popolazione civile, soccorsa – per quanto
possibile – dalle milizie del PKK (turco) e del YPG (siriano). Il PDK ora
tenta di accreditarsi come unico referente della resistenza in armi,
marginalizzando le milizie di autodifesa popolare che concretamente da
mesi resistono all’assedio, tra mille difficoltà e in condizione di inferiorità
numerica e militare.
L’autogoverno del Rojava sta dimostrando sul campo la possibilità di
un’alternativa alla spartizione del Medio Oriente, alla guerra fratricida, alla
oppressione femminile, alla rapina delle risorse. Ma si trova stretto in una
morsa di interessi contrapposti, assediato e minacciato quotidianamente
nella sua stessa esistenza.
Di tutto questo, in Italia i media mainstream hanno parlato poco e male,
quasi esclusivamente in una generica – e spesso razzializzante e quindi
razzista – chiave anti-islamica. Nonostante ciò, molte sono state le
iniziative dal basso che hanno cercato di raccontare, conoscere, capire.
Una verità che, seppur parziale, tenta di dar voce a chi direttamente ogni
giorno lotta e resiste.
gruppoanarchicogerminal@hotmail.com http://germinalts.noblogs.org/
la sede è aperta tutti i giovedì dalle 18,00 alle 20,00
e il secondo mercoledì di ogni mese dalle 20,30

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